1ma edizione

Storia della BORSA e della FINANZA, dall’ Impero Romano ai giorni nostri

 


 

Che cosa ci riserva il futuro ?   Che fine faranno i nostri risparmi ?

L’ ANALISI TECNICA come unica ancora di salvezza

La straordinaria ed inedita Teoria dei  VORTICI

 

In questo libro parlerò delle origini della Borsa, da quando se ne comincia a sentire l’esigenza. A partire dall’ Impero Romano, al Medioevo, al Rinascimento, alle Compagnie delle Indie, alla Belle Epoque. Parlerò della crisi del 1929, delle due grandi guerre, del periodo post bellico, del periodo della ricostruzione, del Far West finanziario degli anni 70/90, dei miei primi grafici con il vecchio programma lotus123, della vita dei borsini degli anni 80/90, delle bolle speculative. Cercheremo insieme di capire perché solitamente si perde in Borsa. Quali sono i rimedi? Meglio il mattone o la Borsa? E poi, dove andrà la Borsa? Parlerò di analisi tecnica e per la prima volta parlerò delle mie scoperte in analisi tecnica. Per la prima volta divulgherò al mondo della finanza e dell’analisi tecnica la mia straordinaria ed inedita TEORIA sui VORTICI, potenti segnali di inversione o di continuazione. Parlerò anche “di tutto ciò che i grandi avevano detto, ma anche di ciò che nemmeno i grandi sanno!”

 

 

Dedico questo libro

 

 

ai miei genitori che mi hanno dato tanto amore, stima, affetto e preziosi insegnamenti di vita, tra i quali l’onestà ed il lavoro,

 

a Fabrizio Quattrocchi, un eroe dimenticato che ci ha restituito l'orgoglio di essere italiani, in mezzo ai tanti falsi ed idioti miti di oggi,

 

a Vittorio Arrigoni un pacifista rapito ed ucciso da coloro che non avrebbero dovuto usare violenza solo per come e quanta loro stessi ingiustamente  ne ebbero a subire

INDICE ________________________________________________________

PREFAZIONE                                                                                                       7

PRESENTAZIONE                                                                                               8

INTRODUZIONE                                                                                                10

Capitolo 1  -  Origini della Borsa

L’Impero Romano                                                                                       18

Il Foro delle Corporazioni: la borsa di Ostia Antica                                     24

Il Medioevo, l’alto Medioevo e il basso Medioevo: le fiere dello Champagne    32

Leonardo Fibonacci: la serie dei numeri         di Fibonacci                                      33

Rinascimento: le prime Borse e le prime banche organizzate                             34

Le Compagnie delle Indie 1600-1800                                                                  39

Muneisha Homme: il primo analista della storia con le sue candele                   43

Capitolo 2  -  Origini dell’analisi tecnica e la teoria delle onde

La Belle Epoque                                                                                        51

Il telegrafo e la telescrivente danno origine ai primi grafici intraday                  54

I padri dell’analisi tecnica: Charles Dow, Elliot, Gann                                       56

Il Dow Jones, il primo ed il più rappresentativo                                                  56

La teoria del Grande Superciclo di Elliot applicata alla storia                             60

Le 24 regole operative infallibili di W.D.Gan                                                      63

Le due grandi guerre e la crisi del 29: cause ed effetti                                         68

Periodo post bellico e ruolo revisionale della Borsa                                            77

La storia degli anni 70-90 attraverso il nostro non dimenticato indice Comit     80

Capitolo 3  -  Le bolle speculative

Le grandi bolle speculative: la bolla dei TULIPANI                                           88

                                                                   Dopo 400 anni la bolla si ripete: TULIPANI = INTERNET                               97                                                               

Capitolo 4  -  I tanti perché della Borsa

Perché si perde in Borsa?  L’aspetto psicologico                                              108

Storia di un borsino                                                                                             109

Le tre cause: alta volatilità, ritardo operativo e operatività intraday                  112          

Il ciclo di Borsa ed il ciclo economico                                                               118       

Mani forti e mani deboli                                                                                     119

Rimedi alle perdite                                                                                             127

Analisi tecnica, analisi fondamentale e analisi della opinione contraria            128         

Dove va la Borsa?  Meglio la Borsa o la casa?  Proiezioni future                     130

Oro e Petrolio a confronto                                                                                  133

Come possiamo difenderci: la nostra unica ancora di salvezza                         135

Capitolo 5  -  L’inedita Teoria dei Vortici

Il cammino economico finanziario dell’uomo                                                   138

La straordinaria ed inedita TEORIA dei VORTICI                                           141

Ma che cosa si intende per Analisi Tecnica                                                       141

La teoria dei FASCI e dei VORTICI                                                                  142

Vortici di medie mobili                                                                                      145

Efficacia di un vortice                                                                                  147

I vortici nella storia dell’indice Comit, indice della Borsa italiana                   154

Esempi grafici di alcuni vortici  reali  e proiezioni future                                157

Capitolo 6  -  Conclusione

Analisi, previsioni e truffe                                                                   176 

Conclusione con i pensieri di John Kenneth Galbraith                              178

 

PREFAZIONE

La cultura arricchisce l’intelletto e rende la mente capace di pensare, di capire, di decidere e di fare … In certe situazioni, in cui sono in pochi a decidere, talvolta uno solo, la cultura non è così importante!   In certe situazioni, infatti, l’uomo è tenuto a lavorare, a divertirsi, anche ad ammalarsi, ma non a pensare. Sono altri che pensano e decidono  per lui!  Io amo la cultura e con essa il desiderio, la capacità e la libertà di pensare, di capire, di fare e di decidere il destino ed il futuro di me stesso e della mia famiglia ed  insieme agli altri il futuro della comunità …  

Ritengo che ogni crisi economica finanziaria, così profonda,  come quella che stiamo attualmente vivendo, sia sempre preceduta da una crisi culturale latente che si genera per una mancanza di attenzione da parte dell’uomo verso tutto ciò che non porti al profitto ed al guadagno. In tali situazioni si perdono così di vista i valori, gli ideali e le regole basilari del vivere giusto e sano sulle quali si basa anche un sistema economico finanziario giusto e sano.

Così la furbizia effimera prende il posto dell’intelligenza costruttiva. L’affarismo per interesse personale prende il posto della politica intesa come “fare l’interesse del cittadino”. L’arrangiarsi in qualche modo prende il posto del lavoro produttivo. La corruzione e la depravazione prende il posto dell’onestà e del buon esempio. Tra i giovani il non saper fare prende il posto del mestiere. Regole costruite ad arte per tornaconto personale, perdono di vista l’insegnamento del Vangelo e le regole della Costituzione.

 Il treno della vita così deraglia in un vuoto mentale e culturale di non ritorno per generazioni, trascinando con sé nella debacle economica finanziaria, anche i pochi giusti ed onesti ancora in essere, dei quali anche il sottoscritto pensa di poter far parte e tra i quali pensa anche di  potersi salvare finanziariamente seguendo le regole di quello strumento analitico, che è poi il principale protagonista di questo mio  libro: l’analisi tecnica, intesa come studio dell’andamento dei fenomeni finanziari, ma intesa anche come strumento per capire i variegati aspetti comportamentali dell’uomo.

PRESENTAZIONE

 

Ma questo mio libro non vuole essere il solito freddo libro di sola analisi tecnica, ma un libro che, alla stregua di una semplice esposizione “quarkiana”, possa essere facilmente letto da tutti, magari tutto d'un fiato, per la semplicità della esposizione, per la ricchezza di sfumature e di argomenti, storici e culturali, oltre che tecnici ed analitici. In questo libro andrò alla ricerca delle origini della Borsa, da quando cioè si comincia a sentire l’esigenza di un mercato organizzato per lo scambio di denaro contro lettera. Esso inizia con i grandi commerci fiorenti ai tempi dell’Impero Romano, alle fiere del Medioevo, al Rinascimento.

Dalle Compagnie delle Indie, alla Belle Epoque. Vado poi ad analizzare le ragioni della crisi del 1929, delle bolle speculative, il periodo delle due grandi guerre, il periodo post bellico, della ricostruzione, degli anni 70/90 intesi come anni del Far West finanziario. In questo libro parlo dei miei primi incontri con i grafici costruiti con il vecchio programma “Lotus123”.

Passo poi a raccontare qualche curioso episodio appartenente alla vita dei borsini degli anni 80/90. Cercheremo insieme, di capire perché solitamente si perde in Borsa. Quali sono i rimedi. Meglio il mattone o la Borsa?  E poi, dove andrà la Borsa? Parlerò di analisi tecnica e per la prima volta parlerò delle mie scoperte in analisi tecnica.

Per la prima volta divulgherò al mondo della finanza e dell’analisi tecnica la mia straordinaria ed inedita TEORIA sui VORTICI, potenti segnali di inversione o di continuazione: “ciò che i grandi avevano detto, ma ciò che nemmeno i grandi sanno”.

Vorrei informare il lettore che parte degli introiti di questo libro sarà devoluta alle associazioni di genitori di bambini ricoverati in ospedali oncologici. Un genitore su quindici perde il lavoro per il solo fatto di dover stare accanto al proprio bambino.

 

La storia della Borsa e della finanza che vi racconterò e le mie analisi di previsione, che in questo libro vi esporrò, scaturiscono da mie profonde riflessioni e da venticinque anni di esperienza analitica ed operativa, fatta di studi, di test e di ricerche, oltre che da una mia estesa operatività su tutti gli strumenti finanziari che oggi si conoscono, nessuno escluso. Mi auguro che questa mia esposizione possa rappresentare per i lettori occasione di arricchimento culturale ed ulteriore presa di coscienza del rischio che si corre investendo in Borsa senza le opportune conoscenze tecniche ed analitiche.

Dopo questa mia prima edizione è mio intendimento uscire con altre edizioni al fine di arricchire il mio lavoro attingendo a fatti, notizie ed analisi finanziarie e comportamentali da un mondo straordinario, fantastico ed avvincente dove concorrono e si intrecciano molteplici  aspetti e discipline come la psicologia, la fisica, la matematica, la filosofia, la statistica, l’astrologia, la religione,  dal punto di vista culturale e ... la stupidità, la presunzione, l'intelligenza e la furbizia, dal lato operativo.

Sta a noi uscirne vincitori e protagonisti servendoci degli idonei ed appropriati strumenti che l'analisi tecnica e la cultura in genere ci mettono a disposizione per una più remunerativa operatività.

INTRODUZIONE

AVVISO: le indicazioni di analisi tecnica e di previsione contenute in questo libro possono essere errate e non rappresentano in alcun modo un invito all’investimento. Chi segue le analisi e le previsioni contenute in questo libro lo fa cosciente di tutti i rischi che corre e se ne assume la totale responsabilità.

 

Questo libro era in gestazione da alcuni anni, ma nasce realmente la sera del 12.02.2010, durante l’incontro tra la nostra Associazione Marinese per il Commercio ed il Turismo, per la Cultura e lo Sport di Marina di Cecina da una parte e gli istituti di credito di zona, dall’altra parte, per la sponsorizzazione del nostro programma eventi. La serata doveva riguardare l’illustrazione del programma 2010 alle banche intervenute.  La seconda parte della serata era riservata al sottoscritto che doveva esporre una lunga relazione riguardante la storia e le origini della Borsa. Avevo preparato da circa un mese la mia relazione e l’avevo finita di stampare solo poche ore prima della riunione. Il locale dove si svolgeva l’incontro era all’ ultimo piano dell’Hotel Tornese. L’ambiente era molto suggestivo in quanto dalle ampie vetrate dell’hotel si poteva ammirare tutto il panorama di luci di Marina di Cecina e dintorni. La sala era gremita ed il proiettore ed il pannello dello schermo erano notevoli, così che potevo illustrare il tutto con una certa professionalità.

 La serata risultò interessante. Funzionari e direttori di banca, assessori comunali, appassionati di finanza e non, restarono per due ore e mezzo consecutive ad ascoltare senza batter ciglio. Nella esposizione del mio lavoro non risparmiai rimproveri alle banche ed a tutti i presenti sul superficiale comportamento operativo che solitamente si tiene in Borsa.

Alla fine della mia esposizione oltre ai complimenti ricevetti tante richieste da parte dei presenti di inviare loro una copia della mia lunga relazione così da stimolarmi definitivamente a pubblicare questo mio libro da tempo nel cassetto.                           

Quella sera esordii così:

“ … a dimostrazione che la nostra associazione non si occupa solo di Commercio e Turismo, ma anche di CULTURA perché senza la cultura l’uomo è come un albero senza linfa, farà da corollario stasera, se il tempo a disposizione ce lo permetterà, altrimenti possiamo organizzare per un’altra serata, una mia relazione sulla storia della Borsa e della Finanza, questo mondo fantastico e straordinario dove si intrecciano discipline molteplici come la psicologia, la fisica, la matematica, la filosofia, l’astrologia, la psicologia, ecc…ecc … “.

La storia è lunga !! Siete disposti e predisposti a restare qui per almeno due ore od anche più a parlare delle origini della storia della Borsa? Del perché si perde in borsa? Delle cause e dei rimedi? Altrimenti possiamo organizzarci per un’ altra sera !  Non ci sono problemi. Se mi risponderete affermativamente vi anticiperò di che cosa parlerò, in modo più dettagliato. Siete disposti ad ascoltarmi? Ok !

Si parte!  Parlerò delle origini della storia della Borsa, da quando se ne comincia a sentire l’esigenza, a partire dall’Impero Romano, al Medioevo, al Rinascimento. Passeremo alle Compagnie delle Indie, alla Belle Epoque, parlerò della crisi del 1929, del periodo delle due grandi guerre, del periodo post bellico, del periodo della ricostruzione, del Far West finanziario degli anni 70/90, dei miei primi grafici con il vecchio programma lotus123 del mio amico Ugo M., della vita dei borsini degli anni 80/90, delle bolle speculative. Cercheremo di capire perché solitamente si perde in Borsa. Quali sono i rimedi. Meglio il mattone o la Borsa? E poi, dove andrà la Borsa? Quali le proiezioni future dei mercati. Parlerò di analisi tecnica e per la prima volta parlerò delle mie scoperte in analisi tecnica. Per la prima volta divulgherò al mondo della finanza e dell’analisi tecnica la mia straordinaria ed inedita TEORIA sui VORTICI, potenti segnali di inversione o di continuazione: “ciò che i grandi avevano detto, ma ciò che nemmeno i grandi sanno”.  Argomenti interessantissimi e di primo piano, ma il tempo è tiranno questa sera. Vediamo che cosa possiamo fare.

La storia della Borsa e della finanza che vi racconterò e le mie analisi di previsione che più tardi vi esporrò, scaturiscono da mie profonde riflessioni e da venticinque anni di  esperienza analitica ed operativa, fatta di studi, di test e di ricerche, oltre che di una mia estesa operatività su tutti gli strumenti finanziari che oggi si conoscono, nessuno escluso. Il mondo della FINANZA è un mondo straordinario e fantastico dove al suo compimento concorrono e si intrecciano molteplici  aspetti e discipline come la psicologia, la fisica, la matematica, la filosofia, la statistica, l’astrologia, ecc …

La FINANZA é intesa come l’arte per poter ricavare il massimo ritorno dal proprio investimento. I protagonisti di questo mondo straordinario sono le BANCHE intese come intermediari tra chi offre danaro e chi domanda denaro. La BORSA intesa come mercato organizzato e regolamentato per lo scambio degli strumenti finanziari, tra chi offre danaro e chi domanda danaro. Borsa, banche e finanziarie sono i protagonisti di un mondo fantastico e straordinario, ma nello stesso tempo difficile e pieno di insidie e senza esclusione di colpi.

Un mondo in cui, a livello operativo, l’uomo dimostra, anche a distanza di secoli, di non riuscire a scrollarsi di dosso errori dovuti alla presunzione, alla cieca avidità ed  all’eccesso speculativo. Aspetti questi insiti nella natura umana e quindi destinati a ripetersi nel tempo. Tutto ciò premesso, addentriamoci adesso in questo straordinario, fantastico, complesso, difficile ed insidioso mondo della finanza. Dunque che cosa è la BORSA, che cosa si intende per Borsa, questa cosa che qualche volta delizia e che invece molto spesso non ci fa dormire la notte ? 

John Kenneth Galbraith, forse il più autorevole economista del XX secolo, nato in Canada nel 1908 e morto a Boston nel 2006 all’età di 98 anni, autore di tanti libri sull’ economia e la finanza tra i quali “Il grande crollo” dove ci racconta uno dei più forti, avvincenti e drammatici periodi della storia della finanza,

·    Consigliere economico del candidato democratico alla presidenza Adlai Stevenson  dal 1952 al 1956

·    Consigliere economico dei presidenti democratici  Franklin D.Roosevelt, John Fitzgerald Kennedy e Bill Clinton  

·    Ambasciatore in India durante la presidenza di John Kennedy dal 1961 al 1963

·    presidente della American Economic Association,          

 era solito definire la Borsa come "lo strumento che separa gli stolti dai propri averi !”  E se lo diceva lui, uno dei  massimi esponenti nel mondo economico finanziario del XX secolo, dobbiamo crederci !? Mettiamoci anche il punto interrogativo, perché non è mai detto. E’ certo però che la presunzione del sapere comunque e senza averne sufficiente cultura, genera tanta stupidità ed in Borsa i presuntuosi sono tanti!

La Borsa si nutre di stupidità attraverso la speculazione che anima di se stessa, fa incontrare chi offre danaro e chi domanda danaro, nello stesso modo in cui  l’orgasmo quale anima dell’ amore, attira nella procreazione l’uomo e la donna. Quindi l’equazione è questa: la speculazione sta alla borsa come l’orgasmo sta all’amore. Sta a noi fare in modo di non appartenere al mondo degli stolti attraverso una giusta ed appropriata cultura. Ma, oltre a farci perdere parte dei nostri risparmi, quale è la funzione più nobile della Borsa? E perché le mani deboli, sono quasi sempre perdenti in Borsa? C’è un rimedio?

Cercherò stasera insieme a voi di rispondere a questi annosi quesiti e di trovare una appropriata soluzione. Non è semplice, ma ci proveremo. Prima però vorrei raccontarvi la storia della Borsa, cercando di capire quando nasce nel tempo l’esigenza di organizzare un luogo ed una istituzione od un organismo per far incontrare chi offre danaro e chi domanda danaro. Quando e dove ha origine questo organismo che verrà più tardi chiamato con la parola Borsa.

Si badi bene che per Borsa non si deve intendere il mercato dove si scambiano beni fisici, vale a dire automobili, scarpe o vestiti da una parte e danaro dall’altro.

Bensì Borsa intesa come mercato dove si scambiano strumenti finanziari: danaro contro lettera, come si diceva nel 1500 e come si dice tutt’oggi. Offre danaro chi vuole comprare ed offre la lettera, cioè documenti cartacei e certificati chi vuole vendere e trasferire azioni, obbligazioni, titoli di stato, futures, valute, merci ecc...

  La Borsa quindi non ha la sola funzione di farci perdere danaro, ma ha la funzione più nobile di essere il luogo dove si incontra chi offre danaro da una parte e chi domanda danaro per finanziarsi, dall’ altra parte, attraverso la vendita di strumenti finanziari quali: titoli azionari, obbligazionari, valute, merci ecc... E’ il canale attraverso il quale tutti noi, dalla parte di chi offre danaro, possiamo far confluire tutto o parte del nostro risparmio per finanziare le aziende che lo richiedono, concorrendo a creare così benessere e posti di lavoro. In termini più tecnici la Borsa è l’istituzione organizzata da poteri privati, essa è una SPA, per lo scambio di strumenti finanziari. Le aziende si servono della Borsa per ricavare danaro vendendo sul mercato titoli azionari, titoli obbligazionari, commodities, metalli e valute. Dall’ altra parte gli investitori, rappresentati sia da persone fisiche, privati e famiglie e sia da persone giuridiche, società finanziarie ecc …si servono della Borsa per investire il proprio danaro ed avere un ritorno in termini di dividendi e capital gain. Le aziende si quotano in Borsa perché attraverso il collocamento in Borsa di azioni proprie esse ricevono in cambio danaro vendendo agli investitori una parte di se stesse, senza ricorrere al pagamento di interessi che avviene invece quando queste decidono di finanziarsi prendendo a prestito danaro dagli investitori con l’emissione di titoli obbligazionari con l’impegno di restituire il danaro ricevuto ad una data scadenza dietro pagamento di interessi, oppure quando attingono prestiti direttamente da banche o finanziarie. I primi sono finanziamenti a titolo di capitale proprio ed i secondi sono finanziamenti a titolo di credito. Nel primo caso è come se una famiglia a corto di danaro, invece di andare a chiedere un prestito in banca e pur di non pagare interessi, vendesse, per finanziarsi, una porzione del proprio giardino al vicino. Sapete quali sono in Italia le aziende che hanno meno bisogno di finanziamenti, sia a titolo di credito e sia a titolo di capitale ? Personalmente ritengo che siano sostanzialmente tre: Ferrero, Barilla e Ferrari. Queste aziende sono il fiore all'occhiello della  azienda ITALIA!

Ferrero è uno degli uomini più ricchi e riservati in Italia. Barilla è ai vertici nel suo settore nel mondo. Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari, è tirato per la giacca da destra e da manca affinchè entri in politica! Sia il benvenuto in politica Luca Cordero di Montezemolo, a patto che sappia guidare l'azienda Italia con la stessa capacità ed efficienza con cui sta guidando l’azienda Ferrari !

La politica corrotta ed incapace genera involuzione nell’uomo.

Gli imprenditori capaci e competenti che sappiano mettere la propria esperienza ed il  proprio saper fare al servizio del cittadino e dell'azienda pubblica al fine di promuovere benessere e posti di lavoro, costituiscono la soluzione futura per uscire da una crisi economica e politica epocale come l'attuale,  a condizione che si adoperino con coscienza ed onestà per il benessere e per l’interesse del cittadino e della comunità e non per tornaconto personale, naturalmente !

 

Capitolo 1

 

Le origini della Borsa

 

L’IMPERO ROMANO

 

Sebbene la storia faccia risalire le prime vere e proprie compravendite di titoli negli anni intorno al 1500, in una sorta di mercato organizzato lungo i canali della città fiamminga di Bruges considerata per la sua bellezza la Venezia del nord, ho trovato interessante addentrarmi nella storia dello straordinario Impero Romano per capire se a quel tempo già esistesse un mercato organizzato e regolamentato per lo scambio di titoli e quale fosse il sistema di  finanziamento di grandi opere come ad esempio la realizzazione di strade, la costruzione di edifici pubblici, di acquedotti, di ponti e di porti  ecc… 

 

Nel suo massimo splendore l’impero romano si estendeva dalla Britannia a nord fino alla Spagna ad ovest, al mar Rosso a sud e fino al mar Caspio ed al Tigri e l’Eufrate a est. Nel 117 d.C., al tempo dell'imperatore Traiano, Roma dominava un territorio di oltre 8 milioni di chilometri quadrati, dal Kuwait  alla Scozia.

 

 

 

I commerci per via terra con carovane scortate e per mare con flotte private, dalle lontane province ed addirittura dal lontano oriente, erano molto fiorenti. I romani pagavano quasi sempre con monete per lo più d’argento in quanto non avevano una gran quantità di prodotti di scambio.

Le  merci che Roma importava erano costituite da profumi che venivano dall’Arabia, incenso e spezie dall’ India, seta e stoffe dalla Cina, bestie feroci che usavano per gli spettacoli dall’Africa e dall’Asia, il grano in grande quantità veniva dalle province africane, Egitto in particolare, da dove veniva importato anche il vetro che doveva servire per i calici dei tanti banchetti e per le finestre dei più abbienti.

Da notare che questi vetri dello spessore di circa mezzo centimetro lasciavano passare la luce, ma non lasciavano guardare fuori in quanto non erano trasparenti. Ai tempi del grande impero romano, i commercianti di quell’epoca non si avventuravano oltre i confini dell’ impero per non incorrere nel pericolo di essere depredati.

Essi preferivano cautamente attendere le merci in luoghi più sicuri ed in porti protetti. Uno dei più importanti era il porto di OSTIA.

Nella cosiddetta “Piazza delle Corporazioni” di Ostia erano presenti circa sessanta uffici sia di queste società sia di imprese di commercianti o artigiani che si occupavano di attività connesse. L'antica Ostia si trovava in un territorio molto diverso dall'attuale, la città era in riva al mare, che ora è arretrato di circa 4 Km.

Nelle sue immediate vicinanze si trovava un grande stagno, ora prosciugato e un esteso impianto di saline, inoltre il Tevere formava un'ansa scomparsa nel 1557 a seguito di una grande piena. Nella pianta di seguito riportata sono indicati i dintorni di Ostia e le principali vie di comunicazione.

Le origini di Ostia sembrano risalire al quarto re di Roma, Anco Marcio, che, per estendere il domino di Roma fino al mare controllando cosi la produzione ed il trasporto del sale, occupò i territori lungo il corso del fiume, fondando la colonia di Ostia. In realtà alcuni rinvenimenti sembrano indicare l'esistenza di una Ostia precedente che potrebbe trovarsi in una zona, presso le saline, non ancora esplorata.

Il primo insediamento fu di carattere prevalentemente militare, cioè un Castrum, dotato di mura con all'interno un Cardo ed un Decumano e, al loro incrocio, il Foro. Le fonti romane ci parlano appunto di una fondazione di Ostia da parte del re Anco Marcio (VII sec.a.C), ma di essa nulla ci è pervenuto. L’insediamento a noi noto viene fondato da Roma nel IV sec. a.C., con funzione di colonia militare per il controllo della costa. Fin dall’origine, però, è anche un porto fluviale, dal quale, a partire dal II sec. a.C., dipende l’approvvigionamento granario dell’Urbe. Nell'anno 80 a.C. a protezione dell'insediamento furono costruite le Mura Sillane.

Fu solo sotto l'imperatore Augusto che Ostia si abbellì di monumenti ed edifici abitativi e verso la metà del I secolo d.C. raggiunse il massimo sviluppo nel traffico portuale. Ma a causa del basso fondale le navi più grandi non potevano entrare in porto ed erano costrette ad ormeggiare alla fonda, cosa che rallentava e rendeva più costose le operazioni di carico e scarico. Per questo motivo l'imperatore Claudio fece costruire un nuovo porto a circa 3 Km verso sud, dando origine all'insediamento di Portus      (vedi piantina). Negli anni che seguirono Ostia accrebbe la sua magnificenza con nuovi monumenti, edifici ed interi quartieri. La decadenza iniziò nella seconda metà del III secolo d.C., intercalata da periodi di relativa ripresa fino al 402 quando la capitale fu spostata da Roma a Ravenna.

In questi anni iniziò il vero e proprio declino anche a seguito dei saccheggi di Vandali e Visigoti e dell'occupazione di tutto il litorale ad opera dei Goti ( anno 537).

Infine nel IX secolo la città fu depredata anche dei materiali da costruzione che vennero utilizzati per il Duomo di Orvieto e Piazza dei Miracoli di Pisa.

 

Piantina di Ostia antica

 

Ostia antica

Piantina della zona circostante la città di Ostia antica.
A nord dal I secolo D.C. nacque la città di Porto con i due bacini di Claudio ( C) e di Traiano (T). Verso sud nel III secolo D.C. la via Severiana la collegava alle ville dei patrizi e degli imperatori .

Il Foro delle Corporazioni di OSTIA

Ostia antica Teatro e Foro delle Corporazioni 


          
Dalla metà circa del I sec. a.C., divenuta "colonia romana" a pieno titolo e pertanto dotata di magistrati propri, Ostia comincia a conoscere un ingente sviluppo economico e demografico. Diviene centro di attrazione di enormi masse in cerca di fortuna, e sede ideale di un intraprendente ceto medio, dedito ad attività commerciali e produttive. A quel tempo, il luogo più importante della vita della città era il Foro delle Corporazioni o Piazza delle Corporazioni, un complesso molto singolare. Esso non era presente in nessun altra città romana. Inizialmente il foro era un portico quadrangolare, con due file di colonne di tipo dorico e venne progettato in età augustea, con funzione di teatro. Esso sarebbe stato utilizzato anche come riparo dalle intemperie o come spazio per passeggiare. Con l'imperatore Claudio, divenne un vero e proprio portico con colonne.  In età adrianea, con altre opere di restauro, tra cui l’innalzamento del pavimento di circa 40 centimetri ed inserimento di un'altra fila di colonne, si formò un doppio porticato. Dalla metà del II sec. d.C. fino all'età severiana, ci fu un graduale abbellimento con l'inserimento dei mosaici che raccontavano i vari traffici presenti sul Mediterraneo e i tipi di attività esercitate dalle corporazioni.

 

 

Nel III sec. d.C. la navata venne divisa in 50 stationes (stanze), che più avanti divennero 64 e che venivano utilizzate dai negozianti, dagli imprenditori, dai finanzieri e dai funzionari statali, come uffici di rappresentanza per pubblicizzare le proprie attività e trattare affari, finanziamenti e commesse. Il piazzale vero e proprio era adorno di statue ed al centro c'era un tempio della fine del I sec. d.C., eretto forse in onore di Cerere (divinità delle messi e dell'abbondanza). Alla fine di ogni contrattazione, se l'affare andava a buon fine, i mercanti facevano un'offerta alla divinità.  Il Foro delle Corporazioni si trovava alle spalle del teatro: intorno a questa piazza c'erano appunto più di 60 uffici delle corporazioni di tutte le province che trasportavano le merci a Roma.      Non si importava solo grano, ma anche olio d'oliva, vino, marmo, papiro, ceramica, vetro, lana, stoffe, cuoio, avorio, miele, frutta e diversi metalli.

Alcune di queste corporazioni possono essere identificate ancora oggi grazie ai mosaici del pavimento. I soggetti che si ripetono più spesso sono navi, delfini pesci e il faro. Un mosaico rappresenta il mensor, un uomo che custodiva e aggiornava i documenti sui prezzi e sulle quantità dei cereali. Utilizzava un bastoncino per livellare la misura esatta di grano.   La corporazione dei mensor era una delle più potenti di Ostia. L'ufficio di un importatore di avorio aveva un mosaico di un elefante; l'ufficio di un importatore di animali selvatici aveva un mosaico di animali.

   I maggiori armatori a cui appartenevano le compagnie di Ostia erano originari dell’Africa settentrionale, della Sardegna e della Gallia meridionale. Da altri documenti si apprende che spesso nei porti possedevano un ufficio o un’agenzia mercantile anche alcuni commercianti stranieri; è infatti testimoniata la presenza di mercanti di Tiro nel porto di Pozzuoli.

Durante il periodo repubblicano gli armatori, detti navicularii, dipendevano da grandi imprenditori finanziari, che li sostenevano economicamente. In epoca imperiale anche lo Stato, che aveva il monopolio di alcune forniture particolarmente importanti, si appoggiava alla navigazione privata per i trasporti commerciali. Nel Foro delle Corporazioni di Ostia, che con l'imperatore Claudio, divenne un vero e proprio portico con colonne , attraverso i vari uffici di rappresentanza, si scambiavano titoli obbligazionari emessi dallo stato per la costruzione di opere pubbliche e si scambiavano anche contratti per la compravendita di merci e prodotti che venivano da molto lontano.

Ecco che possiamo parlare di Borsa già all’epoca dell’impero romano in quanto ad Ostia esisteva un luogo organizzato, dove funzionari privati e statali,  finanzieri e mercanti organizzavano il commercio di merci e prodotti che venivano dalle lontane province e dal lontano oriente e contrattavano altresì  commesse e  finanziamenti per opere pubbliche.  

Possiamo pertanto considerare la  “Piazza delle Corporazioni” di OSTIA con tutti i suoi uffici di rappresentanza come la prima Borsa organizzata, sebbene i romani non la chiamassero con questo nome. Possiamo ritenere che fosse un mercato comunque organizzato e regolamentato a tutti gli effetti. Fu questo il periodo in cui Roma raggiunse il massimo splendore. Ancor prima di raggiungere l’apice del suo massimo splendore, nel 390 a.C., Roma, le cui abitazioni a quel tempo erano quasi tutte di legno e paglia,  fu messa a fuoco e fiamme, dai Galli di Brenno, i quali, scrive Polibio: " … conquistata Roma con la forza, la occuparono tutta, eccetto il Campidoglio. Allora i Romani, dopo aver patteggiato la cessazione delle ostilità a condizioni favorevoli ai Galli consegnarono loro l’ingente somma di 1000 libbre d’oro,  circa 350 kg".

Ovvero, consegnarono l'oro in cambio dell'abbandono dell'urbe, senza null'altro avere da dire o fare. Quando i Galli se ne furono andati i capi militari romani misero in giro la voce che i Galli erano stati respinti e sconfitti e l’oro era stato recuperato.

Della presunta vittoria romana non ne sapevano nulla gli storici per almeno i due secoli successivi; dunque la vicenda fu sicuramente inventata per salvare la reputazione di Roma, in quel periodo di piena espansione, allo scopo di liberare la città dal disonore di aver pagato i nemici perché se ne andassero.  

Per ottocento anni esatti la città di Roma non conoscerà altri saccheggi, raggiungendo  intorno all’ anno 0 il massimo splendore ed espansione con un impero di circa 8milioni di km quadrati, ma nel terzo e quarto secolo d.C. orde di popoli barbari provenienti dal nord-est, Asia, Russia e Scandinavia iniziarono a premere ai confini dell’impero diventato troppo grande per essere facilmente amministrato e per tenere a freno le rivolte dei popoli annessi.

 

 

                                                                                      

 

 

Le scorrerie dei barbari, che venivano chiamati con questo nome  perché quando parlavano o gridavano emettevano suoni come BAR-BAR, ebbero la meglio su un impero già politicamente e militarmente in difficoltà e, prima della sua definitiva caduta, Roma verrà saccheggiata altre due volte: il 24 agosto 410 d.C. dai Visigoti di Alarico (sacco di Roma 410) e il 28-31 maggio 455 d.C. dai Vandali di Genserico (Sacco di Roma 455). Questi due saccheggi misero tristemente fine all’ impero romano d’occidente nel 476 d.C.. Ecco come risultava divisa l’ Europa nell’ anno 526 d.C.     File:Europa in 526.png

IL MEDIOEVO

Dopo la fine dell’impero romano, seguirono i secoli bui del Medioevo, la così detta età di mezzo, tra gli splendori della civiltà greco-romana prima e la grande luminosa avventura del Rinascimento dopo.

Il Medioevo suole essere distinto in due periodi: l’alto Medioevo, che va dalla caduta dell’impero romano 476 d.C. al X secolo, da una parte, ed il basso Medioevo, periodo che va dall’XI secolo al XV secolo, dall’altra parte.

ALTO MEDIOEVO

 

               Nel primo periodo le popolazioni terrorizzate dalla crudeltà e dalla barbarie dei popoli invasori vissero al di fuori dei villaggi che venivano spesso attaccati e messi a fuoco. Vissero nelle campagne e nelle foreste. Le campagne, poco coltivate, furono nuovamente invase dalle paludi e dai boschi, le malattie più infami decimarono la popolazione. Anche il clima di quel periodo contribuì alla miseria ed all’ incertezza. Fu infatti un clima avverso soprattutto alle coltivazioni, unica fonte di sostentamento, con inverni rigidi ed estate secche.       Le uniche strade e gli unici ponti che resistettero furono sempre quelli romani e per tanto tempo non se ne costruirono.  Il commercio era ridotto al minimo in quanto si coltivavano i campi per il solo sostentamento, oppure si tessevano stoffe per la sola necessità di avere di che vestirsi o coprirsi. Poco rimaneva al commercio.

 

BASSO MEDIOEVO  e  RINASCIMENTO

 

La seconda parte del Medioevo, dal 1000 al 1300, fu denominata con il nome di basso Medioevo. Questa seconda parte suole distinguersi dalla prima per il rifiorire del commercio, dell’arte e della cultura. E’ in questo periodo che visse un matematico di rilevante importanza: Leonardo Fibonacci detto Leonardo da Pisa (Pisa, 1170- Pisa,1250)  (Fibonacci sta infatti per filius Bonacii),

 

 Fibonacci2.jpg

 

il padre, un ricco mercante della Repubblica pisana si chiamava infatti Bonacci. A Pisa ebbe  precoci contatti con il mondo dei mercanti e apprese tecniche matematiche sconosciute in Occidente. Alcuni di tali procedimenti erano stati introdotti per la prima volta da indiani ed arabi, portatori di una cultura molto diversa da quella mediterranea. Proprio per perfezionare queste conoscenze, Fibonacci viaggiò molto, arrivando fino a Costantinopoli, alternando il commercio con gli studi matematici. Con la sua opera Liber Abaci, opera in quindici capitoli introdusse per la prima volta in Europa  le nove cifre, da lui chiamate indiane e il segno 0. All'epoca tutto il mondo occidentale usava i numeri Romani e i calcoli si facevano con l'abaco. Questo nuovo sistema stentò molto ad essere accettato, tanto che nel 1280 la città di Firenze proibì l'uso delle cifre arabe da parte dei banchieri. Si riteneva che lo "0" apportasse confusione e venisse impiegato anche per mandare messaggi segreti, e poiché questo sistema di numerazione veniva chiamato "cifra", da questa denominazione deriva il termine messaggio cifrato. Quindi Fibonacci ebbe il grande merito di introdurre per la prima volta in Europa i numeri arabi che tuttora usiamo, ma Fibonacci è noto soprattutto per la sequenza dei numeri da lui individuata e conosciuta, appunto, come successione di Fibonacci: in cui ciascun termine,  è la somma dei due che lo precedono.

0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144  ...

             Sembra che questa sequenza sia presente in diverse forme naturali (per esempio, negli sviluppi delle spirali delle conchiglie).    Essa costituisce uno strumento di riferimento e di rilevante importanza in analisi tecnica per lo studio dell’ andamento dei mercati finanziari, quando si parla in particolar modo dei rintracciamenti e delle medie mobili.

Una particolarità di questa sequenza è che il rapporto tra due termini successivi diminuisce progressivamente per poi tendere molto rapidamente al numero 1,61803..., noto col nome di rapporto aureo o sezione aurea. Sin dai tempi antichi esiste una proporzione divina        (o anche sezione aurea) che è stata presa in considerazione per ottenere una dimensione armonica delle cose. Questa proporzione si riscontra in diversi fenomeni della geometria, dell’architettura, della pittura, della musica e perfino in natura, nonché nell’ andamento dei fenomeni finanziari, appunto in collegamento con la serie dei numeri di Fibonacci. In questo periodo in cui Fibonacci, insieme ad altri matematici del tempo, contribuì alla rinascita delle scienze esatte dopo la decadenza dell'ultima parte dell'età classica e del primo Medioevo, si ricominciò pian piano a produrre non per il solo sostentamento, ma anche per trarne un profitto. Si cominciò di nuovo a costruire chiese e castelli in pietra e non di solo legno come era stato fatto fino allora.

Ciò che a noi resta del Medioevo: chiese, castelli e borghi costruiti in pietra risulta datato dall’anno 1000 in poi. Niente o quasi ci resta dal 500 al 1000, perché in questo periodo quasi tutto veniva costruito in legno od in materiale scadente. Nelle piazze di quei borghi così ricostruiti, in concomitanza di fiere (feste) e ricorrenze, si iniziò di nuovo a scambiare merci come stoffe e spezie la cui consegna non era sempre immediata, in quanto provenienti da luoghi lontani. Le prime fiere furono quelle della regione dello Champagne, in Francia. Esse fiorirono tra il 1100 ed il 1200 in sei città diverse ed erano specializzate soprattutto nei tessuti di Fiandra. Queste erano fiere periodiche con cadenze da due a quattro volte l’anno. Poi, data l’esigenza della continuità del commercio, furono organizzate facendo in modo che ciascuna città ospitasse i mercati per almeno due mesi, così da coprire l’intero arco dell’anno. In seguito nacquero la fiera di Lione e di Besançon, poi in Italia quelle di Piacenza e di Genova.

 Quest’ultima negoziava prevalentemente valuta estera.                 

 E’ a  Genova infatti che nel 1406  viene  fondata la prima banca in Europa: la Banca di San Giorgio.  

Seguì la banca Monte dei Paschi di Siena fondata nel 1472  e poi :

·    Tavola Pecuniaria di Palermo, fondata nel 1552

·    Cassa depositi di Napoli (Banco di Napoli) fondata nel 1584

·    Berenberg di Amburgo fondata nel 1590

·    Stockholms Banco fondata nel 1657

·    Child & Co di Londra fondata nel 1664

·    C.Hoare di Londra fondata nel 1672

·    Coutts di Londra fondata nel 1692

·    Bank of Scotland fondata nel 1695

·    Bank of New York fondata nel 1784

·    The Bank of the Manhattan Company fondata nel 1799

·    N M Rothschild di Londra fondata nel 1811

·    Banco delle due Sicilie fondato nel 1816

 

Ma a proposito di banche, che cosa si intende per banca?                 

La banca è una impresa privata, o ente privato a scopo di lucro che media tra chi offre danaro e chi domanda danaro e la cui principale entrata è rappresentata dallo spread sui tassi di interesse, derivanti dallo spread tra i tassi che le banche ricevono da coloro che domandano capitali per lo più imprese e i tassi pagati a coloro che offrono capitali, per lo più provenienti dalle famiglie. A questi si aggiungono le commissioni per i servizi resi alla clientela per la compravendita di strumenti finanziari. Esse si pongono pertanto come intermediari o broker tra offerta e domanda di capitali, i primi provenienti per lo più dalle famiglie, i secondi domandati soprattutto dalle imprese e ricevono in cambio lo spread tra i tassi attivi ed i tassi passivi oltre alle commissioni per i servizi resi. Quindi se la Borsa rappresenta il sistema attraverso il quale si incontra chi offre denaro e chi lo domanda, la banca è l’intermediario tra chi offre denaro e chi domanda danaro. Furono le città italiane a fondare le prime banche in Europa e furono anche le prime ad introdurre mercati pubblici (come il Mercato nuovo di Firenze ed il Mercato Rialto di Venezia).

I mercanti italiani introdussero questa consuetudine anche in altre grandi città estere come Londra, Bruges e Anversa. Abbiamo visto prima come già i romani fossero così evoluti nello scambio di strumenti finanziari con il Foro delle Corporazioni di Ostia.

Cosa non fecero i romani !? Ma la storia fa risalire la prima vera e propria compravendita di titoli negli anni intorno al 1500, nella città fiamminga di Bruges. E proprio a Bruges, considerata la Venezia del nord, venne organizzato questa sorta di mercato.

Oltre che lungo i canali si contrattavano titoli principalmente in una piazza, davanti ad un palazzo sulla cui facciata erano scolpite tre borse che rappresentavano lo stemma di famiglia dei Van De Bourse, una famiglia di banchieri di origine veneziana, i Della Borsa, da cui si fa derivare, appunto,  il nome attuale di "borsa". A Bruges si scambiava il danaro contro la lettera, tutt’ora in voga. Chi comprava offriva danaro e chi vendeva offriva la lettera che era il documento con il quale si impegnava a consegnare una certa quantità di merce ad una certa data ed ad un certo prezzo. Oltre a questa sorta di futures si scambiavano titoli del debito pubblico, operazioni di prestito a  favore di monarchi e municipalità.  Dopo Bruges, fu Anversa la prima vera BORSA organizzata all’interno di un edificio. Con l’avvento delle Compagnie Coloniali, fu invece Amsterdam  a costituire nel 1609 il più grande centro di affari e la prima borsa moderna d'Europa. Con Amsterdam, anche a Londra ed a Parigi si cominciò ad investire sulle grandi Compagnie delle Indie, vere e proprie società per azioni.

Il diffondersi, intanto, dei grandi centri mercantili di operazioni di prestito a favore di monarchi e municipalità (già avviate sin dal sec. XIV nelle città italiane) aveva creato una base di titoli di debito pubblico negoziabili, che erano entrati a far parte degli affari di borsa.

Nelle borse si iniziò anche a contrattare quote di comproprietà di quelle imprese che erano sorte stabilmente in forma di società per azioni per il commercio dalle colonie, le compagnie coloniali, nate tra la fine del secolo XVI e l'inizio del XVII in Olanda e Inghilterra.

Nel periodo successivo le città, le cui borse funzionavano a pieno ritmo, sia per quanto riguardava le azioni sia per quanto riguardava le obbligazioni di stato, erano Londra, Amsterdam e Parigi. 

Ed è proprio grazie al forte sviluppo del commercio delle Compagnie delle Indie, che si ebbe una grande crescita dell’importanza delle Borse nelle quali fu evidente la distinzione tra chi aveva la disponibilità del risparmio da investire in attività redditizie, come nel commercio proveniente dalle colonie  e chi aveva necessità di danaro per lo sviluppo dei propri commerci, le Compagnie delle Indie (1600-1800).

LE COMPAGNIE delle INDIE   o

COMPAGNIE COLONIALI

Le compagnie delle Indie erano società di capitali. Le maggiori erano di nazionalità inglese e olandese. Si componevano di circa 100-200 soci con a capo un governatore e tra il 1600 ed il 1800 avevano ricevuto dai rispettivi governi nazionali, la concessione del monopolio per il commercio dalle colonie che andavano dalla Turchia alle Molucche a oriente e dalle coste dell’america settentrionale alle coste dell’america centro meridionale a occidente e dalle quali commerciavano spezie e prodotti locali.

Esse vennero fondate all'inizio del Seicento per contrastare il monopolio dei traffici con l'oriente detenuto dai portoghesi in seguito all'apertura della rotta del Capo di Buona speranza (1498) con cui questi avevano aperto una via marittima diretta tra l'Europa e l'Asia. La prima fu la britannica East India Company, fondata nel 1600, seguita, nel 1602, dalla Compagnia olandese delle Indie Orientali. Ad esse si affiancarono la compagnia fondata in Francia (1664) e altre minori, tra cui la compagnia danese, quella svedese e quella prussiana. Ruolo del tutto marginale ebbero le compagnie di Anversa, di Trieste ed anche di Livorno.

Di seguito sono indicate le rotte che percorrevano le Compagnie Coloniali.

Le rotte contraddistinte con la linea verso oriente erano percorse dalle Compagnie delle Indie Orientali, mentre quelle individuate con la linea verso occidente erano percorse dalle Compagnie delle Indie Occidentali.

                                                                                     

 

 

 

L’importanza di queste compagnie fu tale che all’inizio del 1800 la compagnia Inglese superò per volume di affari il prodotto interno lordo di tutta l’Inghilterra. Questo fenomeno per cui il volume di affari di una società superasse il prodotto interno lordo di una nazione è stato unico e forse irripetibile nella storia dell’ economia internazionale

Sulla nuova rotta commerciale venivano importate soprattutto spezie come il pepe, i chiodi di garofano, la noce moscata e la cannella. Queste spezie in Europa avevano un valore commerciale immenso, poiché non servivano solo per insaporire le pietanze, ma avevano una grande importanza in quanto servivano come conservanti e come base per la produzione di farmaci.

Altre merci importate, oltre a mirra, incenso e oppio acquistato in India e ceduto ai contrabbandieri britannici per la Cina erano porcellane, seta e cotone. Nel 1500 le merci esportate dall'Asia verso l'Europa furono in prevalenza di lusso (spezie, gioielli, pietre preziose, seterie); in seguito ci si orientò verso merci di maggior consumo, in prevalenza tessili. 

Con il grande sviluppo di questo commercio crebbe anche l’importanza della funzione e del ruolo delle varie Borse, intese come luogo di incontro tra chi deteneva il risparmio e chi invece ne aveva bisogno per finanziare il proprio commercio.   

 

La Borsa era quindi il canale attraverso il quale si faceva confluire il risparmio per finanziare il commercio di queste Compagnie sempre più ricche.

 La Borsa era anche il luogo dove si scambiavano il denaro con la lettera per la compravendita di merci che non erano disponibili sul posto, ma che venivano da così molto lontano.

Tra questi prodotti i bulbi dei tulipani, che furono importati dalla Turchia alla fine del 1500, ebbero un ruolo di rilevanza unica. Questi fiori furono talmente apprezzati in Olanda ed in Inghilterra che per ben 2 secoli furono considerati uno status simbol per chi poteva permettersi di comprarli. Nella prima metà del 1600 sui tulipani si generò, forse, la più grande BOLLA SPECULATIVA di tutti i tempi e che poco più avanti vi andrò a raccontare.

Le grandi compagnie delle Indie furono le protagoniste indiscusse per due secoli del commercio internazionale ed ebbero vita fino alla metà del 1800, periodo in cui esse si sciolsero per svariati motivi, tra i quali le ribellioni delle popolazioni locali assoggettate ai loro commerci, la pirateria sempre in agguato e la poco felice amministrazione degli ultimi tempi.

 

 

Le CANDELE  GIAPPONESI

Fu in questa epoca e più precisamente nella seconda metà del 1700 che fu fatta una grande e significativa scoperta nell’ambito della analisi e della rappresentazione grafica dei mercati. Si deve infatti ad un giovane giapponese di quel tempo Muneisha Homma 1724-1803, la scoperta o l’invenzione delle efficacissime ed attualissime Japanese Candles o Candele Giapponesi con le quali si suole rappresentare l’andamento di un certo fenomeno in un dato arco temporale, prendendo in considerazione il dato di apertura, chiusura, minimo e massimo.

Le candele giapponesi, in tutta probabilità, costituiscono il primo vero strumento nella storia dell’analisi tecnica e risulta ancora oggi più che mai importante ed efficace e significativo per lo studio dell’andamento grafico di un fenomeno e per la conseguente tempestiva individuazione della sua inversione di tendenza tanto “cara e preziosa” agli investitori.

Possiamo pertanto individuare nel giovane Homma il primo analista tecnico di Borsa che ad oggi la storia conosca, la cui operatività si dimostrò proficua ed interessante.

 

. Munehisa Homma, SZ-Grafik

Si racconta infatti che il giovane Homma, giovane rampollo di una ricca famiglia, avesse inventato le candele per dare una rappresentazione grafica all’andamento del commercio del riso molto fiorente a quel tempo in Giappone.

Con questi suoi strumenti, già a metà del 1700 sbancava il mercato di Sakata e poi quello di Osaka, nel quale già a quel tempo si superavano le mille operazioni al giorno. In particolare egli si serviva di combinazioni di 1-2-3 candele, attraverso le quali riusciva tempestivamente ad individuare l’inversione di tendenza di un dato fenomeno finanziario.

Erano circa 30 le combinazioni vincenti e significative ed avevano ed hanno tutt’oggi nomi bizzarri come: la donna incinta, l’inghiottitoio, il martello, l’impiccato, il cielo nuvoloso, la stella della sera, la stella del mattino, la penetrazione, i tre soldati bianchi, il panino, il bimbo abbandonato,  la pietra tombale, la libellula, ecc… Le candele giapponesi sono ancora oggi e più che mai alla base di qualsiasi analisi tecnica e di qualsiasi studio riguardante l’andamento dei mercati finanziari.

Le combinazioni di candele sono configurazioni o pattern che segnalano inversione di tendenza. Si distinguono in combinazioni o pattern di inversione da rialzo a ribasso o bearish (orso) ed in combinazioni o pattern da ribasso al rialzo cioè bullish (toro).         

In termini borsistici si parla di “orso” quando il mercato cambia tendenza da rialzista a ribassista in quanto la zampata dell’orso va dall’alto verso il basso, mentre si parla di “toro” quando il mercato cambia tendenza da ribasso al rialzo in quanto l’incornata del toro va dal basso verso l’alto. E adesso andiamo a conoscere  queste straordinarie e preziose candele chiamate con i nomi più bizzarri e che illuminano il cammino degli analisti nelle tortuose e difficili strade dei mercati finanziari

In termini tecnici,  per CANDELA si intende una figura simile ad una candela, appunto, che esprime il valore minimo, il valore massimo, apertura e chiusura di un fenomeno in un determinato lasso di tempo che si vuole prendere in considerazione.

La pancia della candela, la parte cioè tra la quota di apertura e la quota di chiusura si chiama corpo, mentre le parti sottili al di sopra ed al di sotto della pancia si chiamano ombre.

 

Tipologia ed esempi di combinazioni nelle pagine di cui a seguito:

 

TIPOLOGIE di CANDELE

Le candele rappresentano l’andamento della escursione temporale di un fenomeno, con quota di apertura, chiusura, minimo e massimo e dove il minimo ed il massimo sono i livelli rispettivamente più bassi e più alti della candela e dove le quote di apertura e di chiusura delimitano il corpo della candela.

Il colore del corpo sarà nero se la quota di apertura è più alta della quota di chiusura con un andamento temporale del fenomeno negativo, mentre il colore sarà bianco se la quota di apertura è più bassa della quota di chiusura con un andamento temporale del fenomeno positivo.

 

                                                                               

COMBINAZIONI di PIU’ CANDELE 

che possono segnalare una inversione di tendenza :

Bullish Candlestick Patterns

Segnalano una inversione di tendenza da ribasso a rialzo

 

 

 

Bearish Candlestick Patterns

Segnalano una inversione di tendenza da RIALZO a RIBASSO

 

      

  

A proposito di inversione tempestivamente segnalata da un pattern di candele è proprio di questi giorni (2010) il pattern BEARISH ENGULFING che si è formato sull’ indice IBEX della borsa spagnola, dove ha anticipato e segnalato la susseguente forte correzione.  

Così come su quasi tutti gli altri indici europei era stata la combinazione del CIELO NUVOLOSO a segnalare la susseguente negatività.

Dopo il cielo nuvoloso c’è la pioggia, o meglio il temporale e così è stato.

 

Capitolo 2

 

Le origini dell’analisi tecnica e la teoria delle onde
 

LA BELLE EPOQUE

 

Concluso il lungo, avvincente e florido periodo delle Compagnie delle Indie durato oltre 2 secoli, subito dopo, nella seconda metà del 1800, inizia uno dei più interessanti periodi che l’uomo possa ricordare

 

 

 

     

 

La BELLE EPOQUE, così come la chiamavano i francesi è l’epoca delle grandi innovazioni, delle grandi invenzioni, delle grandi scoperte: del telegrafo, della corrente elettrica, delle ferrovie, dell’automobile, del volo, del cinema, della radio, del telefono, della fotografia, ecc…

Questo periodo di particolare benessere e spensieratezza, in cui è pensiero comune che non debbano più ripetersi guerre o lotte fratricide, ha inizio intorno al 1870. La sera la gente esce di casa e si incontra nei caffè, nei teatri, nei cabaret. Le vie e le strade cittadine sono asfaltate e piene di colori: manifesti pubblicitari, vetrine con merci di ogni tipo, eleganti magazzini . Tante malattie erano state debellate. La vita si era allungata e si pensava che le guerre fossero solo un ricordo. Fu veramente "un’epoca bella" per l'eccezionalità dello sviluppo civile, economico e culturale. 

Un periodo di sviluppo, spensieratezza, con fede nel progresso.  Dalla fine dell'Ottocento in poi le invenzioni ed i progressi della tecnica furono all'ordine del giorno.   I benefici che queste scoperte avevano portato nella vita delle persone erano diventati sempre più visibili: l'energia elettrica, i servizi igienici, la minore paura di affrontare le malattie e l'ignoto. Per le classi più agiate erano gli anni dei caffé concerto e del Can Can, un periodo di divertimenti di feste e di ricevimenti lussuosi. Tutto questo aveva determinato un profondo ottimismo sulle possibilità dell'uomo, a cui niente sembrava precluso. In questo periodo si registra anche una eccezionale crescita demografica, passando da 290 a 435 milioni. Parigi, più di altre, fu la città-vetrina di questo nuovo mondo, divenendo la capitale europea del turismo e dei consumi, degli spettacoli e dell'arte, della cultura e della scienza, dello sport e della moda. Per questo fu anche la capitale della Belle Epoque, con tutta la variegata gamma delle sue espressioni, dai fenomeni di costume sociale (i caffè concerto, le gare sportive, le corse automobilistiche, i voli in aeroplano, i grandi magazzini) a quelli dell'espressione artistica (il teatro, l'opera, il cinema dei fratelli Lumière, la pittura degli impressionisti).

Nel 1889 viene ultimata in soli due anni la Tour Eiffel 324 mt di altezza e per 40 anni la costruzione più alta nel mondo.  Nacquero il cabaret, il cancan, nuove invenzioni resero la vita più facile a tutti i ceti e livelli sociali, la scena culturale prosperava, e l'arte prendeva nuove forme con l'impressionismo e l'art nouveau. 

Quando poi iniziò il nuovo secolo, Parigi volle celebrarlo con un'incredibile mostra nella quale venivano esposte tutte le innovazioni più recenti: l'esposizione universale (o "Exsposition Universelle)".
Per assistere a questa gigantesca fiera, nel 1900 persone da tutto il mondo sbarcarono in Francia per prendervi parte.

La gente ne visitava ogni parte e ne ammirava tutti gli aspetti: scale mobili dette "Tapis roulant", tram elettrici. Si assaggiavano le cento varietà di tè importato dall'India. L'Europa era in pace da trent'anni (1870 'ca. Nessuno pensava più che la guerra potesse devastare ancora il mondo; perciò nel 1896 ebbero luogo le prime Olimpiadi, che da allora si svolsero ogni 4 anni.          

E’ questa l’epoca delle tante invenzioni ed innovazioni e tra queste una tra tutte risultò di grande importanza per la Borsa o meglio per l’informativa e la comunicazione delle notizie e delle quotazioni in tempo reale: il TELEGRAFO. Dapprima il telegrafo a cavo e poi il telegrafo senza cavo, via radio. Con l’invenzione del telegrafo datata intorno al 1840/1850 e perfezionata nei 50 anni successivi, per la prima volta si poteva comunicare in tempo reale sulle lunghe distanze, anche di centinaia di chilometri ed addirittura oltre oceano, tra l’Europa e l’America.

Per riuscire nell’ impresa, si doveva collegare i due continenti con un cavo da posare sul fondo dell’ oceano. Più volte il cavo si spezzava e più volte si doveva così ricominciare da capo fino a quando finalmente si riuscì a stendere il cavo transoceanico con due navi, una con partenza dalle coste americane e l’altra dalle coste europee.

L’invenzione del telegrafo fu di grande importanza per la storia della Borsa, in quanto si riuscì così a trasmettere le quotazioni in tempo reale da una parte all’altra del mondo, attraverso la telescrivente. È proprio in questo periodo che sono nati e cresciuti i più grandi studiosi ed analisti della Borsa e dei mercati finanziari. Con il telegrafo, essi infatti potevano venire in possesso, in tempo reale, delle serie storiche dei dati delle quotazioni dei vari titoli. Potevano così costruire i primi indici azionari che ancora oggi sono in essere sui mercati finanziari, il primo ed ancor oggi il più importante fu l’indice industriale americano che si basava  inizialmente sui 12 più importanti titoli: il Dow Jones.  

Il Dow Jones primordiale si fa risalire al 1884. Esso fu in seguito portato a 20 titoli nel 1916 ed a 30 nel 1928, come è ancora tutt’oggi, sebbene i titoli di appartenenza siano stati sostituiti nel tempo.         

Dei primi 12 titoli l’unico titolo ancora in essere è la General Elettric. Con le quotazioni in tempo reale si cominciò a rappresentare sugli assi cartesiani l’andamento grafico delle serie storiche dei dati degli indici di borsa e dei vari titoli azionari. Per grafico si intende la rappresentazione della serie storica dei dati di un fenomeno sugli assi cartesiani.

Nasce così l’ANALISI TECNICA una delle tre principali analisi per investire con successo in Borsa…… Analisi tecnica, intesa come studio del grafico e degli strumenti da esso derivati. Analisi tecnica intesa come studio dell’andamento di un fenomeno finanziario attraverso la rappresentazione grafica delle serie storiche dei dati di quel fenomeno sugli assi cartesiani al fine di fare una previsione e meglio al fine di individuare nel modo più tempestivo possibile una inversione di tendenza di un determinato fenomeno.

Il grafico di un titolo o di un indice è come il curriculum di una persona che cerca lavoro ed attraverso il quale l’imprenditore può capirne la idoneità e le capacità future, conoscendone il passato. E così, attraverso il grafico, l’analista può leggere l’andamento passato del titolo e può prevedere, con una giusta e competente interpretazione, l’andamento futuro di quel titolo o di quell’indice.

I PADRI dell’ ANALISI TECNICA di BORSA

Il grafico dell’indice americano DOW JONES è noto dal 1885 circa ed è il grafico di più lungo periodo di un indice azionario di cui oggi disponiamo. Nascono e si formano in questo periodo, i padri dell’analisi tecnica per lo studio dell’andamento dei mercati finanziari.

 

                        

   Charles Dow 1851-1902         R.N.Elliott 1871-1948        W.D.Gann 1878-1955  

 

Charles Dow (1851-1902), fondò nel 1896 il Wall Street Journal e costruì, insieme a Edward Jones, l’indice più rappresentativo in America, il Dow Jones, a quel tempo costituito da 12 titoli, quasi tutti industriali del settore ferroviario, dei quali solo General Elettric risulta ancora in essere.Dow Jones deriva infatti dai cognomi dei due studiosi: DOW e JONES. Le teorie e gli studi di Charles DOW considerato il padre per eccellenza dell’ analisi tecnica, si basavano su principi ancor                  oggi validi ed attuali.       

I principi basilari della teoria di Charles Dow erano i seguenti: 1)- il prezzo di Borsa rappresenta la sintesi, il risultato delle interpretazioni che gli investitori danno alle notizie che arrivano sul mercato e pertanto il grafico che rappresenta l’andamento delle varie quotazioni sugli assi cartesiani, sconta tutte le possibili notizie.  

2)- un trend resta in essere fino quando non interviene un fattore esterno a farne invertire la rotta. In analisi tecnica l’andamento del mercato segue un trend rialzista fino a che non viene rotta al ribasso la trend line che congiunge due o più minimi consecutivi ascendenti, mentre  un trend ribassista resta in essere fino a che non viene rotta al rialzo la trend-line discendente che congiunge due o più massimi consecutivi discendenti. Per TREND si intende l’andamento nel tempo di un certo fenomeno in una certa  direzione, solitamente con fluttuazioni più o meno marcate all’ interno di un canale che può essere ascendente, discendente o laterale.

3)- il trend si divide in: trend primario, solitamente pari al ciclo economico, circa 1 - 2 anni, in trend secondario pari a 2 mesi - 1 anno ed in trend minore o terziario pari a 1 settimana - 2 mesi.  

Ralf Nelson ELLIOT (1873-1948) fu lo studioso delle onde. Egli estrapolò dai grafici la teoria delle onde che prende il suo nome, per la quale l’andamento di qualsiasi fenomeno in evoluzione è costituito da 8 onde di cui 5 in tendenza rialzista (1.2.3.4.5) e 3 in correzione A.B.C.  Vedremo in seguito come questa teoria ci aiuterà a capire l’andamento futuro dei mercati finanziari sul lungo termine.

 

Nel grafico che segue possono essere racchiusi i principali aspetti oggetto di studio dell’analisi tecnica di Borsa: vediamo infatti come il fenomeno si muova secondo la teoria delle onde di Elliot.

Come le fluttuazioni principali avvengano all’ interno di un canale che rappresenta un trend rialzista.

Come da un fallimento di onda 5 possa causare debolezza e rottura del canale ascendente.

Come ci possa essere un tentativo di ritorno (pull-back), senza successo, all’interno del canale precedente rotto.

Come le principali figure di inversione siano rappresentate da testa e spalle rovesciate e da doppio massimo ...

FANTA ANALISI  FINANZIARIA  o REALTA’?

         Dopo il periodo delle Compagnie delle Indie ed il periodo della Belle Epoque, ho fatto tesoro della teoria di Elliot per rappresentare sul grafico che segue i vari periodi della nostra storia che ho ritenuto protagonisti in positivo od in negativo, ma pur sempre protagonisti ed importanti per capirne l’evoluzione e li ho distinti con coloriture e sfumature più o meno cupe (grigio/nero) e più o meno luminose (giallo/arancio).         

In corrispondenza di ciascun periodo ho poi disegnato un segmento al rialzo se il periodo era stato positivo e quindi luminoso ed ho disegnato un segmento al ribasso se il periodo era stato negativo e quindi oscuro. Ne è venuto fuori un ciclo straordinariamente interessante per capire dove siamo adesso rispetto al passato e per capire che cosa potrebbe accadere in futuro in base alla teoria delle onde di ELLIOT, la teoria di uno dei massimi studiosi di Borsa ed in base alla quale sembra che il futuro che abbiamo davanti non sia dei più rosei !!

Continueremo a servirci della Teoria di Elliot, ma già da qui possiamo vedere cosa ci aspetta! O meglio che cosa potrebbe aspettarci!

         Per il momento prendetela come una divertente e fantastica analisi da  fantafinanza!  

 

 

                                                                               

   Se Charles Dow è considerato il padre dell’analisi tecnica, le cui regole sono attualissime e validissime ancora oggi, se Ralf Nelson Elliot è considerato il teorico per eccellenza dei movimenti di un fenomeno,  William Delbert GANN 1878-1955 è considerato invece il più grande trader di tutti i tempi. Gann metteva alla base dei suoi successi l’insegnamento della Bibbia “ Niente di nuovo sotto il sole, ciò che è stato sarà … “. Per dire che gli errori umani si ripetono nel tempo e si concretizzano in onde e configurazioni ricorrenti da sfruttare in analisi tecnica al fine di individuare tempestivamente l’inversione di tendenza di un fenomeno. Durante la grande depressione del 1929 e negli anni a seguire, quando tutti o quasi lamentavano enormi perdite, GANN riuscì ad arricchirsi come nessuno, sfruttando i suoi metodi vincenti. Dopo la sua morte tutti i più accaniti studiosi hanno cercato di capirne i segreti, ma forse GANN se ne portò una buona parte nella tomba. Ai posteri è così rimasta solo una opera incompleta che ancora oggi risulta essere oggetto di studio!

Le ventiquattro regole infallibili di W.D. Gann

Diceva Gann: "Per operare con successo nel mercato azionario, il trader deve adottare regole precise, e seguirle fedelmente. Le regole di seguito esposte sono basate sulla mia personale esperienza, e chi le seguirà difficilmente non avrà successo."

Ai suoi allievi raccomandava inoltre di stare lontani dalla telescrivente  che riportava le quotazioni di Borsa in tempo reale, per non essere tratti d’inganno dalla volatilità, pur impartendo loro di riportare le quotazioni sugli assi cartesiani, ma solo a chiusura di seduta, al fine di non farsi influenzare dalla volatilità intraday.

Dal libro di W. D. Gann, "45 anni a Wall Street", pubblicato nel 1949 le 24 regole basilari:

1. Dividi il tuo capitale in 10 parti uguali e non rischiare mai più di un decimo del tuo capitale in una singola movimentazione;
2. usa gli ordini “stop loss”. Proteggi sempre ogni tua operazione con un ordine stop loss 3 o 5 punti sotto;
3. non fare troppe operazioni: questo potrebbe essere in conflitto con la regola sull’uso del capitale;
4. non permettere che un profitto si trasformi in una perdita. Dopo aver conseguito un profitto superiore al 3% alza il tuo ordine stop loss in modo da proteggere il tuo capitale investito;
5. non andare contro il trend. Non comprare o vendere se non hai verificato il trend con i tuoi grafici;
6. quando sei in dubbio esci dal mercato, e allo stesso modo non entrarci;
7. opera solo su azioni con una buona dinamica di prezzo. Stai lontano da quelle che si muovono lentamente;
8. distribuisci il tuo rischio. Opera se possibile su 4 o 5 azioni. Evita di mettere tutto il tuo capitale sulla stessa azione;
9. non dare mai ordini limitati: opera al prezzo di mercato;
10. non chiudere le tue posizioni senza una buona ragione, ma metti sempre gli stop loss per proteggere i profitti;
11. accumula un surplus. Dopo una serie di operazioni chiuse in utile, metti un po’ di denaro in un conto riservato ai tuoi profitti di Borsa, da usare solo nei casi di emergenza o nei momenti di panico;
12. non comprare mai solo per incassare il dividendo;
13. non fare mai media al ribasso. Questo è uno dei peggiori errori che un trader possa fare;
14. non uscire dal mercato solo perché non hai più pazienza, e allo stesso modo non entrare solo perché non sei più capace di aspettare;
15. evita di prendere piccoli profitti e grandi perdite;
16. non cancellare mai un ordine stop loss dopo averlo dato quando hai fatto l’operazione;
17. evita di entrare e uscire dal mercato troppo spesso;
18. cerca di essere capace di andare corto tanto quanto sei capace di andare lungo.
19. non comprare mai solo perché il prezzo di una azione è basso, e allo stesso modo non andare corto solo perché il prezzo è alto;
20. stai attendo a non “piramidare” (reinvestire guadagni conseguiti nell'acquisto di titoli al rialzo per acquisire altri titoli) al momento sbagliato. Aspetta finché l’azione ha rotto i livelli di resistenza prima di comprare ancora, e aspetta fino a che ha violato i livelli di distribuzione prima di vendere ancora;
21. scegli le azioni con scarso flottante per “piramidare” comprando, e le azioni con largo flottante per “piramidare” vendendo allo scoperto;
22. non fare mai “hedging” delle tue posizioni. Se sei lungo di un’azione e questa comincia a scendere, non venderne un’altra allo scoperto per coprirti. Esci dal mercato; prenditi la perdita e aspetta un’altra opportunità;
23. non cambiare la tua posizione sul mercato senza un buon motivo. Quando fai un’operazione, mantienila in base a una motivazione fondata o secondo un tuo precedente piano; e in seguito non chiuderla senza una indicazione precisa del fatto che il trend è cambiato;
24. evita di aumentare il numero delle tue operazioni dopo un lungo periodo di successi o un periodo di operazioni chiuse con profitto.

 

In questo periodo l'andamento della borsa divenne un termometro essenzia­le circa la salute delle varie economie ed è proprio durante gli anni della BELLE EPOQUE che i tre padri dell’analisi tecnica vissero la loro giovinezza. L'eccezionalità dello sviluppo civile, economico e culturale di questo periodo vissuto così intensamente, era però destinato a finire precipitosamente. Il lungo periodo di pace e prosperità era destinato a concludersi. Già un segno premonitore della fine di questo periodo così agiato si ebbe una mattina del 1912 quando la gente si svegliò con la brutta notizia che il Titanic, simbolo di questa agiatezza, era colato a picco. Circa 1500 delle 2223 persone imbarcate avevano perso la vita e sebbene non si fosse trattato di un episodio bellico,  la cosa destò non poco sconcerto. Quasi un segno premonitore che qualcosa di peggio potesse accadere e che parte del benessere e della spensieratezza che a quel tempo galleggiava nel mondo, potesse colare definitivamente a picco come era successo per il Titanic. Il sogno più bello di quell’epoca stava per infrangersi. Di quella sciagura si racconta che le persone meno agiate che si trovavano su quella nave furono rinchiuse nelle stive affinché non costituissero un intralcio alla salvezza delle persone più importanti e che i più abbienti corrompessero gli ufficiali per avere per primi le migliori scialuppe. Non a torto i giansenisti fondarono la loro costruzione teologica nell’ idea che l’uomo nasce corrotto !!

La sciagura del Titanic fu un segno premonitore per quanto poi accadde solo due anni più tardi con lo scoppio della prima grande guerra che cancellò definitivamente tutte le speranze e le illusioni della BELLE EPOQUE.

L’Europa, in piena euforia da progresso, precipitò, così inaspettatamente, nel terribile baratro della prima guerra mondiale. Il 1914 segna la fine di un’epoca, della belle epoque e con essa la fine di un sistema di vita, di un modo di vivere, di un mondo. Il primo conflitto mondiale ha rappresentato il grande spartiacque della storia moderna.  Sistemi politici e sociali, in piedi da secoli,  si sgretolarono. Altri furono radicalmente trasformati. Andarono perdute secolari certezze. La seconda guerra mondiale in seguito continuò, ampliò e confermò questo cambiamento ed il secolo XX fu segnato irrimediabilmente da due profonde ferite le cui cicatrici saranno sempre evidenti.

Nel 1968 Charles de Gaulle, in un suo discorso affermò: “È trascorso mezzo secolo, ma la tragica cicatrice lasciata dalla Grande Guerra sul corpo e sull’anima delle nazioni non è scomparsa. Quel disastro ebbe dimensioni fisiche e morali tali che nulla di ciò che sopravvisse rimase come prima. La società nel suo insieme, sistemi di governo, confini nazionali, leggi, forze armate, rapporti fra stati, ma anche ideologie, vita domestica, ricchezze, patrimoni, rapporti personali, cambiò radicalmente.  Infine l’umanità perse l’equilibrio, e non lo ha più riacquistato e ritrovato”.                 

 Il “New York Times”, del 23 novembre 1980 riportava le parole dell’ex primo ministro inglese Harold MacMillan che, a proposito della relativamente pacifica e prospera età vittoriana in Gran Bretagna, disse: “Tutto andava di bene in meglio. Questo era il mondo in cui nacqui. All’improvviso, una mattina del 1914 ogni cosa giunse inaspettatamente alla fine”. Macmillan rammentò che la prima guerra mondiale segnò “la fine di un’era” e l’inizio di quel periodo di confusione che è tuttora in corso”.  Dopo la guerra, sia i politici che altri cercarono di rallentare o fermare questa involuzione e riportare le cose alla ‘normalità’, tentando di ripristinare il mondo che c’era prima del 1914, il mondo armonioso della BELLE EPOQUE. Ma non fu possibile. Il terremoto era stato così violento e così prolungato che il vecchio mondo ne era stato lacerato dalle fondamenta. Nessuno poteva rimetterlo in piedi, né restaurarlo secondo il modello di un tempo, con i suoi sistemi sociali, la sua mentalità e i suoi principi morali. Di importanza primaria fu anche il cambiamento che aveva avuto luogo e che aveva determinato in moltissimi campi una scala di valori completamente nuova. La guerra, unica nel suo genere fino a quel momento, aveva infranto non solo illusioni e valori, ma anche molte tradizionali norme di vita e di comportamento sociale. C’era ora un mutamento completo di valori. Tutto sembrava andare alla deriva, come se nulla avesse più radici: dal sistema economico alla moralità sessuale, dai princìpi politici, ai criteri artistici.  …….. valori,  ideali ecc  (…. )

Si preannunciavano i segni della crisi dei valori a cui siamo oggi oramai quotidianamente abituati.

E così della Belle Epoque solo un vago ricordo !

In termini proporzionali potremmo considerare la Belle Epoque al pari del  grande impero romano e le due guerre che ne seguirono al pari delle invasioni barbariche e potremmo considerare il nostro attuale periodo come il grigio, se non buio medioevo. Sicuramente un periodo di crisi in termini di vuoto culturale di ideali e di valori. E’ ferma comunque la mia convinzione che le crisi  economiche e finanziarie hanno origine proprio da un profondo vuoto culturale. Possiamo pertanto affermare che una crisi  economica-finanziaria è solitamente causata da vuoti culturali. Resta il fatto però che le crisi economiche e finanziarie si avvertono prima delle crisi culturali perché toccano i portafogli, mentre delle crisi culturali ci accorgiamo sempre a posteriori, quando il danno è stato fatto.

LE DUE GRANDI GUERRE  e la CRISI del 1929

Dopo le distruzioni della prima grande guerra seguirono 10 anni di euforia borsistica con le quotazioni che, a New York, passarono da 70 punti del 1920 ai 380 punti del 1929 di indice Dow Jones. Come quasi sempre accade, dalle macerie di una guerra, sembra che tutto debba riprendere forma e ripartire.

Fu così solo in parte e con la crisi economica finanziaria del 1929 si passò da un boom virtuale delle quotazioni non rispondenti alla realtà economica di quel periodo, gonfiate da troppo liquidità e da speculazione, ad un crollo verticale. Gli effetti negativi della crisi finanziaria si ripercossero rapidamente su una economia già debole causando una profonda depressione: “la depressione degli anni 30” che sfociò poi nella seconda grande guerra. Dalla prima grande guerra tutti i paesi europei, sia i vinti e sia i vincitori, ne uscirono con le ossa rotte e molto indeboliti a livello economico finanziario, anche perché questa guerra fu combattuta in Europa. Del tutto diversa era invece la condizione degli Stati Uniti. Con le sole eccezioni del 1924 e del 1927, gli USA registrarono infatti un boom ininterrotto fino all’ottobre 1929. A stimolare l’economia americana furono molti fattori:

 

·         l'espansione dell’industria edile e dei settori a questa indotti;

·         l’adozione di nuovi sistemi di produzione tra cui l’introduzione della catena di montaggio.

·         l’espansione dei settori collegati alla industria automobilistica (del petrolio, della gomma, dell’acciaio, delle costruzioni stradali, dei trasporti stradali, ecc.)

·         lo sviluppo dell'industria elettrica, la cui produzione raddoppiò tra il 1923 e il 1929;

·         l’impulso notevole alla razionalizzazione dei processi produttivi, con l’adozione, nelle industrie dei prodotti di massa, di un’organizzazione scientifica del lavoro, o «taylorismo», mirante ad eliminare i tempi morti e a ridurre al minimo i movimenti inutili (un esempio per tutti fu l'adozione appunto della catena di montaggio da parte della Ford agli inizi del secolo).

·         lo sviluppo e l’ espansione del trasporto ferroviario

 

Il reddito nazionale aumentò, fra il 1923 e il 1929, del 23% laddove la popolazione, in seguito alle leggi restrittive dell'immigrazione del 1921, aumentò solo del 9% e la forza di lavoro solo dell'11%. Questa maggiore disponibilità di capitali fece degli Stati Uniti il paese più prospero al mondo. E furono proprio queste abbondanti disponibilità che consentirono agli USA di concedere cospicui prestiti non solo all’Europa ma anche all’America latina, al Canada e ad alcuni paesi asiatici (si parla in tutto di quasi 30 miliardi di dollari).

Dopo la Grande Guerra gli Stati Uniti, conobbero quindi un periodo di prosperità e progresso trainato soprattutto dal settore automobilistico (che a sua volta aveva trascinato con sé altri settori come quello metallurgico, gomma, settore petrolifero, trasporti ed edile). Sembrava essersi innescato un circolo virtuoso: l'alta produttività permetteva di mantenere inalterati i salari e i prezzi dei prodotti sul mercato. Dopo una generale sistemazione delle monete europee svoltasi tra il 1925 e il 1927, gli Stati Uniti intensificarono i loro prestiti ai vari Paesi europei. Nei soli anni 1925-1929, gli Stati Uniti prestarono ai paesi europei circa tre miliardi di dollari. E a poco a poco una gran parte dell’oro del mondo si andò a concentrare a Fort Knox (che nel 1929 aveva già il 38% dell’oro di tutto il mondo). Fort Knox, ovvero il luogo dove veniva e viene  tenuta la riserva aurea degli Stati Uniti.

In Europa, la Germania era stata la maggiore beneficiaria dei prestiti americani, e grazie a questi aveva potuto riprendersi rapidamente dal collasso del marco nel dopoguerra. Per fronteggiare le sue esigenze di sviluppo, la Germania aveva utilizzato molti dei prestiti americani a breve termine per investimenti a medio e a lungo termine, confidando che, dato il ritmo e l'intensità dello sviluppo dell'economia statunitense, questi prestiti non sarebbero stati rapidamente ritirati.       E in quale migliore mercato investire se non proprio New York? Sempre più capitali a breve termine, l’hot money («moneta calda»), furono attratti pertanto dal boom della borsa di New York.  Così negli anni ‘20, l’aumento delle quotazioni alla borsa di New York non era collegato ad un proporzionale aumento dei dividendi dei titoli azionari e dei profitti delle corrispondenti società, bensì a un puro gioco di speculazioni.  Da una parte gli Stati Uniti davano in prestito danaro e dall’altra ne ritornavano in parte sotto forma di investimenti azionari ed obbligazionari.          

Dal momento che i prezzi crescevano appariva vantaggioso comprare per rivendere, senza preoccuparsi della bontà dei titoli. Per il possesso di questi titoli, sia l’investitore piccolo come quello grosso ricorreva alle banche per ottenere i finanziamenti necessari al completamento dell’operazione. Fu così che tra il 1925 e il 1929 il numero dei valori scambiati raddoppiò (incurante dell’aumento del tasso di sconto del governo statunitense del 1924). Attenti però agli eccessi che si stavano creando, ai primi scricchiolii della Borsa che si ebbero nell’ottobre del 1929, quando in un solo mese essa perse il 43%, gli Stati Uniti, che tenevano in piedi e unito il sistema economico internazionale, cominciarono a richiamare drasticamente i capitali dall’estero, sottraendoli, quindi, alle attività in cui erano investiti.

Così quando la borsa americana subì il crollo , i paesi debitori, non solo si trovarono a dover restituire i prestiti ricevuti, drasticamente richiamati dall'emittente, ma anche a subire pesanti perdite in quanto incautamente investiti alla Borsa americana. La crisi si allargò a macchia d’olio e si propagò rapidamente a tutti i paesi che avevano stretti rapporti finanziari con gli Stati Uniti, a partire da quelli europei che avevano richiesto l'aiuto economico degli americani dopo la Prima Guerra mondiale: Gran Bretagna, Austria, e Germania dove il ritiro dei prestiti americani fece saltare il complesso e delicato sistema delle riparazioni di guerra, trascinando nella crisi anche Francia e Italia.

I paesi europei dovettero non solo restituire il danaro che avevano avuto in prestito, ma molto probabilmente dovettero subire il maggior danno della perdita di parte di esso nel grande crollo finanziario. In tutti questi paesi si assistette ad un drastico calo della produzione seguito da diminuzione dei prezzi, crolli in borsa, fallimenti e chiusura di industrie e banche, aumento di disoccupati (12 milioni negli USA, 6 in Germania, 3 in Gran Bretagna). Va notato che la crisi non colpì l'economia dell'URSS, la quale in quegli anni aveva inaugurato il suo primo Piano quinquennale con l'obiettivo di creare una base industriale moderna. Dal 1929 al 1932 la Borsa USA si provocò la più profonda ferita della sua storia e scese da 381 punti indice Dow Jones dell’ ottobre 1929 ai 42 punti della primavera del 1933 con una perdita di circa il 90%.

Il panico si diffuse dagli operatori di borsa ai semplici risparmiatori, i quali pur non possedendo azioni e titoli cercarono di mettere al riparo i propri risparmi prelevandoli in massa dai depositi bancari. La corsa agli sportelli causò la crisi della liquidità e il fallimento di molte banche e delle industrie in cui avevano investito. Dal 1929 al 1932 la produzione americana si dimezzò. Il taglio sulla domanda di lavoro gettò nello stato di povertà e di disoccupazione prolungata un'intera popolazione di lavoratori. Per la gravità delle conseguenze economiche e sociali la crisi del 1929 è considerata il simbolo delle crisi finanziarie del Novecento. Ancora oggi è utilizzata come metro di confronto per valutare l'entità delle crisi economiche finanziarie contemporanee.

A seguito del grande crollo del 1929 la stampa scandalistica londinese raccontava scene che si sarebbero svolte nel centro di New York: "gli speculatori si gettavano in strada dalle finestre ed i passanti dovevano fare attenzione a dove mettevano i piedi per non pestare i cadaveri di finanzieri rovinati !!

Il corrispondente americano dell' Economist protestò indignato contro quella descrizione da carneficina, ma effettivamente i suicidi aumentarono progressivamente fin quasi a raddoppiare dal 1926 al 1932, anno in cui raggiunsero il massimo numero. Erano 13,7 suicidi su 100.000 persone nel 1926 e furono 21,3 su 100.000 persone nel 1932.

(Dati statistici riportati nel libro di John Kenneth Galbraith "Il Grande Crollo") . 

L’inizio del crollo delle quotazioni si verificò tra il 23 ed il 29 ottobre 1929 e fu l'inizio della catastrofe, ma i ribassi continuarono appunto fino al 1932, anno in cui si ebbe il maggior numero di suicidi, con le quotazioni di borsa che in meno di 3 anni erano scese del 90%.

 Da notare che i prezzi massimi del 1929 ante crollo, si rividero solo 25 anni dopo e cioè nel 1954! Con l’avvento del presidente ROOSVELT che portò una ventata di ottimismo con il suo New Deal (Nuovo Patto), nel 1933 le quotazioni di Borsa accennarono ad una consistente ripresa, ma l’illusione durò solo qualche anno, in quanto già nel 1937 si ebbe una seconda profonda depressione. Il New Deal fu molto criticato per essere troppo interventista e corporativista.

 

Guardate adesso lo straordinario ed imponente trend secolare rialzista del più rappresentativo indice americano: il DOW JONES.

E' notevole la profonda ferita impressa sul grafico dalla crisi del 1929, all’interno del cerchio!

Guardate poi la potenziale proiezione negativa delle quotazioni nelal susseguente rappresentazione grafica dell’ imponente andamento dell’ indice DOW JONES.

 

 

 

La SECONDA GRANDE GUERRA

 

Altro fatto rilevante di quegli anni, soprattutto per le conseguenze che avrebbe prodotto in seguito, fu l'ascesa al potere di Hitler in Germania, che avvenne non a caso proprio nel mezzo della crisi più nera e cioè nel 1933.

La crisi economica gli era stata infatti, decisamente favorevole. La sua azione volta alla ripresa economica fu caratterizzata dall’ aver favorito l’industria del riarmo.

La Germania non aveva mai digerito il verdetto negativo della prima guerra mondiale ed Hitler non nascose mai la sua ferma volontà di rivincita e quando decise nel 38 di invadere la Polonia per il solo interesse di ampliare i propri confini, nessuno tentò di fermarlo, quasi a voler dire: vediamo se questo matto innesca una guerra tale che possa far ripartire l’economia, proprio tramite l’industria del riarmo, dal momento che qualsiasi altro tentativo di altra natura si era dimostrato inefficace, si testava appunto la soluzione estrema.

E così fu, ma all’ inizio nessuno si rese conto e riuscì a prevedere le nefaste conseguenze che il mentecatto avrebbe causato: una guerra con 40 milioni di morti ed immani distruzioni!

E pensare che questo accadeva ai tempi dei nostri padri, solo poco più di 65 anni fa !!

 

PERIODO POST BELLICO ed il RUOLO PREVISIONALE della BORSA

Dopo la guerra e subito dopo la ricostruzione seguì in tutta Europa il grande boom economico degli anni 60, quasi una nuova piccola Belle Epoque !  Il ruolo segnaletico e previsionale della Borsa appare molto chiaro sul grafico dell’indice Dow Jones. Il boom economico dopo guerra è segnalato e previsto dalle quotazioni dell’indice americano che passano da circa 100 del 1942-43 quando si iniziava ad intravedere la fine del tunnel, fino a 200 nel 1945 alla fine della guerra e fino a 1000 negli anni 65-70 da dove inizia poi la crisi petrolifera.  

La Borsa infatti, scommette sempre su ciò che sarà e non su ciò che avviene in quel momento. E’ straordinario il fatto che l’indice americano avesse avuto un incremento del 100% in piena guerra, dal 42 al 45.

Questo stava chiaramente ad indicare che la Borsa stava anticipando di almeno 2 anni la fine della guerra. Gli investitori più avveduti e dalla vista lunga lo avevano capito ed avevano iniziato ad accumulare con 2 anni di anticipo. Finita la guerra, la Borsa americana subì una correzione di circa il 30% dall’incremento precedente. Povere mani deboli!

Negli anni successivi l’indice americano riprese a salire fino a toccare la fatidica e psicologica quota 1000 intorno al 1965. Seguì poi un periodo laterale di alti e bassi che durò circa 15 anni, con resistenza tecnica e psicologica proprio in area 1000. Si deve arrivare ai primi anni 80 per poter trovare la forza di superare definitivamente quota 1000 e da qui innescare poi un grande trend rialzista che portava il Dow Jones a 10.000 prima ed a 14.000 poi, in soli 20 anni, fino ai giorni nostri tra gli alti e i bassi che tutti conosciamo. Tra torri gemelle e crisi immobiliari, l’indice Dow Jones subisce in questi ultimi anni una correzione di circa il 50%, passando da 14.000 a 7.000,  per poi risalire verso l’attuale area 12.000.

Da una analisi di lungo periodo secolare, si evince attraverso la teoria delle onde di Elliot che al momento potremmo aver terminato il superciclo secolare rialzista in cinque onde ed adesso ci aspetterebbe una lunga fase correttiva ABC che potrebbe riportare le quotazioni sulla parte bassa del canale intorno ai 3000-2000 punti con un perdita del 70-80% dalle attuali quotazioni.

Alla stessa conclusione si giungerebbe analizzando il nostro indice Comit, sia analizzando il suo andamento grafico con la teoria delle onde e sia analizzando il canale ascendente di lungo.

 

Vedi le potenziali proiezioni grafiche negative di cui a seguito.

 

                                                                                        

Il nostro vecchio INDICE COMIT

 

Se l’andamento grafico della borsa americana è conosciuto da più di cento anni, il grafico della borsa italiana rappresentato dall’indice COMIT (istituito dalla “vecchia” Banca Commerciale) si conosce in modo più netto dal 1973, con partenza uguale a 100 al primo gennaio di quell’anno. Esistono altri indici di più lunga durata come l’indice Mediobanca e l’indice Il Sole 24 ore, ma sono tenuti in minor considerazione o comunque meno divulgati.

Il grafico dell’indice Comit  ci illustra l’andamento della borsa italiana dal 1973 ed ogni suo movimento ci descrive in modo evidente che cosa è accaduto durante tutti questi anni. Il grafico risulta molto frastagliato e con movimenti di alti e bassi di grandi proporzioni, con massime escursioni percentuali  relative anche del 600%.

Si parte appunto dagli anni 70 caratterizzati dalla crisi petrolifera internazionale e dalla strategia della tensione in Italia, che, insieme, portarono la borsa italiana a perdere il 66% passando da 147 di indice Comit del massimo del 1973 a 55, minimo assoluto del dicembre del 1977, solo pochi mesi prima del rapimento di Aldo Moro e dell’assassinio della sua scorta, 28.03.1978.

Da questo minimo parte un rialzo di grandi proporzioni che porta l’indice Comit a 292 del 1981 con un rialzo di quasi il 600% in meno di 4 anni. Il caso Sindona, la P2 ed il crack del Banco Ambrosiano del 1981 fa crollare il sistema finanziario italiano e porta l’indice a perdere il 50% da 292 del massimo 1981 a 147 minimo del 1982. Gli anni 80 furono invece caratterizzati dall’ avvento dei Fondi Comuni di investimento e dalle frequenti crisi politiche con crescita del debito pubblico, alti rendimenti dei BOT ed alto tasso inflazionistico fino ad un +22% oltre che dalla caduta del muro di Berlino.

L’avvento dei fondi comuni portò grande liquidità in borsa, le quotazioni salirono  in 4 anni di un altro 600% passando da 147 del 1982 a 908 del 1986. L’alto tasso inflativo e la crescita del debito pubblico causato da una politica irresponsabile fece si che si iniziò a parlare insistentemente di tassazione degli utili finanziari con l’intento di convogliare il risparmio verso il finanziamento del debito pubblico attraverso la sottoscrizione di Bot, Cct e Btp. E così fu. La borsa con un crollo iniziale del 9% nel maggio 1986 scese fino a toccare il minimo di 424 nel gennaio 1988 con una perdita di un altro 50% dal massimo di 908 del 1986. In questo frattempo eravamo passati anche attraverso il crollo di New York che in una sola serata di ottobre del 1987 aveva perso il 22%, la più ampia perdita giornaliera di tutti i tempi.

Fin dai giorni che seguirono, la borsa di New York riprese a salire, come per dire che quella forte perdita fu solo estemporanea, quasi un incidente di percorso. Così fecero anche gli altri mercati azionari esteri, fatta eccezione per la sola Borsa italiana che continuò ad affondare causa la politica instabile ed il debito pubblico crescente fino al minimo di 424.  Dal gennaio 1988 seguì poi fino al 1990 un trend rialzista che riportò l’indice Comit intorno ai 750 punti nella speranza che la caduta del muro di Berlino portasse nuova linfa all’economia europea con l’apertura di nuovi mercati verso l’Europa dell’ Est. Gli anni 90 furono caratterizzati dalla guerra del Golfo, dalla disgregazione dell’ URSS, dalla grande svalutazione della lira contro tutte le monete ed in particolare contro Marco e poi dall’ avvento della Lega Nord e di Berlusconi in politica, dalla crisi russa ed asiatica, dall’avvento del mondo internet. Il 02 agosto 1990 ci svegliammo con l’invasione del Kuwait da parte di Saddam Ussein. La borsa prese subito la via del ribasso e tra crisi politica russa, con cannonate sul parlamento e svalutazione della lira che il 13 settembre del 1992 passò da 750 a 1150 contro marco in un solo giorno, la borsa scese fino al minimo di 353 con una ulteriore perdita del 50% rispetto a soli 2 anni prima.

L’avvento di Berlusconi in politica riportò l’indice intorno agli 800 punti, ma la malferma posizione politica della lega fece cadere il governo e per almeno 3 anni, fino al 1997 la borsa trascorse uno dei più incerti periodi della sua storia tra continui alti e bassi in un trend laterale, senza tendenza alcuna.

Di seguito, l’attesa per la moneta unica e l’avvento di INTERNET fecero fare un considerevole balzo alla borsa italiana che in soli 3 anni si portò sui massimi assoluti di ogni tempo superando i 2200 punti di indice Comit con un rialzo del  400% dai 550 punti del 1996.

L’ascesa fu solo interrotta dalla grave crisi economica russa durante la quale il mercato azionario subì una veloce correzione ed una repentina  nuova partenza. Gli anni 2000 sono stati caratterizzati dal terrorismo musulmano e dal debito pubblico generalizzato, dal boom immobiliare gonfiato dai mutui e dalla susseguente crisi delle troppe e facili  concessioni di credito.            

Nel settembre 2001 l’abbattimento delle Torri Gemelle da parte di due aerei dirottati da terroristi mussulmani, (così vorrebbero farci credere!?), causarono una ulteriore profonda correzione sulle varie borse mondiali, già provate da precedenti ribassi.

Il boom immobiliare dei primi 5 anni del nuovo secolo, gonfiato da erogazione di credito fin troppo facile, aveva riportato i mercati azionari internazionali all’attenzione degli investitori e gli indici sui precedenti massimi assoluti, ma i problemi derivanti da troppo ed eccessivo credito erano in agguato ed il rischio insolvenza banche e di tutto il sistema indotto fece si che in soli 2 anni, 2007-2009 la Borsa perdesse tutto quanto guadagnato in 4 anni precedenti con un maggiore affondo del 66% dai precedenti massimi.

La susseguente reazione tecnica da immissione di liquidità stampata  non è riuscita a risollevare le sorti dei paesi più deboli nell’ordine: Grecia, Portogallo, Spagna e poi Italia, causando così una delle più gravi crisi che si conoscano, dopo quella del 1929.

Le nefaste proiezioni per l’andamento futuro dei mercati finanziari, in particolare dei paesi a maggior rischio debito, trovano conferma nella teoria delle onde di Elliott ed in particolare in una situazione di “failure” o fallimento, come si evidenzia sull’andamento grafico della borsa italiana di cui a seguito. 

 

Vedi proiezioni ed analisi grafiche potenzialmente negative sulla Borsa italiana nelle pagine di cui a seguito.

 

                                                                                  

                                                                                  

 

 

Da tutto ciò premesso e da tutte le analisi fino a qui fatte, possiamo desumere che dopo il secolare rialzo del XX secolo, potremmo aspettarci anni difficili

Solitamente, in un ciclo completo, le 3 onde di correzione durano circa 1/3 del tempo che è stato necessario alla formazione delle 5 onde rialziste, pertanto considerando che sulla borsa USA le 5 onde rialziste hanno avuto durata pari a circa 100 anni, 100:3 = 33 anni di vacche magre.  Tutto è possibile!

Il Giappone insegna:

 

   è già al 21mo anno di vacche magre!!

 

 

Il grafico a seguire degli ultimi 25 anni sul NIKKEI ne testimonia chiaramente l’ andamento in tendenza negativa da oltre 20 anni.

 

 

Il più grande trader che si conosca nella storia dei mercati finanziari internazionali, H.D. GANN, basava il suo successo operativo anche sugli insegnamenti della Bibbia, che a suo dire doveva essere letta almeno 3 volte per essere compresa a pieno.

Con la frase:

“niente di nuovo sotto il sole, quel che è stato sarà …” 

Gann voleva fare intendere che gli errori umani si ripetono nel tempo.

Elliot, da parte sua, con la teoria delle onde, giungeva ad una similare conclusione per cui i mercati finanziari si muoverebbero seguendo onde sequenziali ed appunto ripetitive.

Entrambe le conclusioni possono pertanto rappresentare un elevato grado di attendibilità alle previsioni fino a qui azzardate.

 

Capitolo 3

 

Le bolle speculative

 

DUE GRANDI BOLLE SPECULATIVE  a CONFRONTO

Per far capire che cosa volesse far intendere più precisamente GANN, ho preso, come esempio, due grandi bolle speculative nella storia della Borsa ad una distanza di circa 400 anni l’una dall’altra: la bolla dei Tulipani avvenuta nella prima metà del 1600 e la bolla Internet dei primi anni 2000. A distanza di 400 anni, da quando cioè la borsa muoveva i primi passi ad oggi con l’ultra evoluto sistema telematico e la concentrazione degli scambi, le analogie sono perfette e nulla è cambiato nella natura dell’ uomo, dove euforia ed avidità prendono comunque il sopravvento sulla razionalità. Vediamo cosa è successo in queste due bolle.

Ma prima vediamo che cosa si intende per “bolla speculativa”.  Si definisce bolla speculativa un eccesso di speculazione e di euforia, una particolare fase di un qualsiasi mercato caratterizzata da un eccesso di speculazione e di euforia con  considerevole ed ingiustificato aumento  dei prezzi, dovuto ad una crescita della domanda repentina e limitata nel tempo. Generalmente si parla di bolla speculativa con riferimento ai mercati finanziari nei quali vengono trattate azioni, obbligazioni e prodotti derivati.

All’inizio di ogni corso di Borsa il professor R. Caparvi, docente di Tecnica Bancaria alla facolta di Economia e Commercio di Pisa ci diceva: “le azioni sono come uccelli con le ali di cera e tanto più volano in alto tanto più si avvicinano al sole con il rischio di struggere e di cadere giù !  Non aveva torto !

Ma come nasce una bolla ?

L'eccesso di domanda che spinge verso l'alto in poco tempo la quotazione di un bene, di un servizio, di una impresa o più semplicemente di un titolo che rappresenta un qualche diritto sugli stessi, si può ricondurre all'irrazionale euforia di soggetti economici convinti che una nuova industria, un nuovo prodotto, una nuova tecnologia potranno offrire cospicui guadagni e registrare una crescita senza precedenti, causando un eccesso tale per cui la quotazione di un bene o di un titolo si discosterà enormemente e senza motivo dal valore economico effettivo di quel bene o di quel titolo. Scatta, pertanto, la corsa all'acquisto del diritto, nella speranza di rivendere lo stesso ad un prezzo superiore. La corsa all'acquisto provoca un aumento del prezzo che conferma, agli occhi di molti, la bontà della precedente previsione di un futuro aumento del prezzo del diritto. Questo stimola ulteriormente gli acquisti e quindi fa aumentare ancora una volta il prezzo.

La profezia  in altri termini si avvera, inducendo nuovi soggetti economici ad acquistare i medesimi titoli. Tra questi, man mano che i valori crescono, si annoverano sempre più soggetti solitamente restii ad acquistare strumenti finanziari dal rischio elevato.

 

Come scoppia una bolla ?

La bolla si forma nello stesso modo in cui si tira un elastico: più un elastico si tira e più è necessaria aumentare l’intensità dello sforzo per far si che l’elastico si allunghi sempre di più. Al momento in cui questa forza non aumenta con la stessa precedente intensità, l’elastico può tornare indietro anche con la stessa violenza con cui è stato tirato. La stessa cosa si verifica sui mercati finanziari quando la richiesta esorbitante di titoli non ha più la stessa intensità e lo stesso interesse.

Quando ci si rende finalmente  conto che l’ incremento dei prezzi è talmente elevato e dovuto alla irrazionalità del momento, il valore dei titoli inizia a scendere repentinamente. Si assiste a un cambiamento radicale delle prospettive economiche retrostanti e si parla di scoppio della bolla speculativa, con i prezzi in caduta.

L'eccesso di acquisto di un diritto, infatti, ad un certo punto si arresta.

Le cause possono essere almeno tre:

Alla fase di crescita dei valori segue dunque una fase opposta, durante la quale si assiste ad un calo considerevole delle quotazioni.       

Ad un eccesso di acquisti si contrappone un eccesso di vendite che contribuisce alla consapevolezza che, di fronte a prospettive economiche meno ottimistiche, i valori dei titoli trattati sono destinati a calare e la volontà di molti possessori di titoli di cederli prima che si verifichino ulteriori diminuzioni del valore. Si ha così un eccesso inverso tale da fare scendere le quotazioni al di sotto del loro effettivo valore economico.   (Differenza tra valore economico e valore di borsa).

LE BOLLE SPECULATIVE

Vediamo adesso di raccontare la storia di queste due grandi BOLLE SPECULATIVE a 400 anni l’ una dall’ altra:

la BOLLA dei Tulipani nel 1600 e la BOLLA Internet  nel 2000

 

 

Semper Augustus

 

La Bolla dei tulipani è stata probabilmente la prima bolla speculativa documentata nella storia del capitalismo, forse anche la più appariscente.

Nella prima metà del 1600, nei Paesi Bassi la domanda di bulbi di tulipano raggiunse un picco così alto che ogni singolo bulbo di tulipano raggiunse prezzi enormi, elevatissimi. I tulipani arrivarono in Olanda nel 1562, con un carico giunto da Costantinopoli. L’interesse per questo fiore dalle diverse colorazioni (ne esistono circa 160) divenne una vera e propria mania che negli anni si trasformò in una smodata e insensata ricerca degli esemplari più “ rari”. Maturò l’idea che tali fiori fossero pregiati, e qualcuno cominciò a suggerirne l’acquisto in un’ottica speculativa, considerato che il prezzo andava aumentando col tempo (un po’ come avviene per i metalli preziosi o gli oggetti d’arte).

Questo fiore divenne rapidamente una merce di lusso e uno status symbol. I prezzi arrivarono a livelli insostenibili.Alle varietà di tulipano erano assegnati nomi esotici, a volte venivano chiamate con nomi di ammiragli olandesi: Vicerè, Augustus ecc … . Nel 1623, un singolo bulbo di un famosa specie di tulipano poteva costare anche un migliaio di fiorini olandesi (il reddito medio annuo dell'epoca era di 150 fiorini).

I tulipani erano scambiati anche con terreni, animali vivi, e case. Presumibilmente, un buono speculatore poteva anche guadagnare seimila fiorini al giorno. Nel 1635, fu registrata una vendita per 100.000 fiorini. Per comparazione, una tonnellata di burro costava circa 100 fiorini e "otto maiali grassi" costavano 240 fiorini. Un prezzo record fu pagato per  il bulbo più famoso, il Semper Augustus, venduto ad Haarlem per 6000 fiorini, 70.000 euro di oggi.

Chrispijn Munting, cronista di quel tempo della Gazzetta di Harlem ( Amsterdam), così raccontava un fatto al quale aveva assistito un giorno del 1635:

"Oggi un contadino ha acquistato un singolo bulbo del raro tulipano chiamato Vicerè, pagando per esso: otto maiali, quattro buoi, dodici pecore, due carichi di grano, quattro carichi di segale, due botti di vino, quattro barili di birra, due barilotti di burro, mille libbre di formaggio, un letto completo di accessori, un calice d'argento e un vestito, per un valore totale di 2.500 fiorini".

La somma che il contadino pagò per quel bulbo, al valore attuale, è di poco inferiore ai 30.000 euro. Siamo nel 1635, all’apice di quel periodo che passò poi agli annali della storia con il nome di Tulipomania.

Nel 1636 il mercato dei tulipani, aveva aperto empori anche nelle Borse di diverse città e l’entusiasmo era quello che di solito caratterizza i giochi d’azzardo, con moltissime persone che effettuavano scommesse sull’aumento o la diminuzione delle scorte di bulbi, un pò come avviene per i contratti futures di oggi.

La gente era convinta che quella passione generale per i tulipani sarebbe durata in eterno e che da tutto il mondo sarebbero fioccati ordini di persone abbienti per le quali nessun prezzo sarebbe stato troppo alto.

E fu così: il denaro arrivava da tutti i paesi. Intere proprietà venivano liquidate per comprare bulbi e, di fatto, questo costituì la leva finanziaria per contrarre sostanziosi mutui. Anche nelle città più piccole, in cui non era presente una Borsa, venivano allestiti empori e organizzati “sontuosi ricevimenti” a cui gente d’ogni estrazione sociale partecipava per negoziare la preziosa merce.

Alcuni commercianti vendevano bulbi che erano stati appena piantati o quelli che avevano intenzione di piantare (sostanzialmente dei futures sui tulipani). Questa pratica fu soprannominata "commercio del vento". Un editto statale del 1610 fece diventare illegale questo commercio rifiutandosi di riconoscere come legali questo genere di contratti, ma la legislazione non riuscì a far cessare questa attività.

Si finì così per commerciare "tulipani di carta", denaro contro lettera, vale a dire solo gli atti scritti di acquisto, secondo il ben noto e rischioso gioco di Borsa. Le frodi, poi, erano all'ordine del giorno in quanto non si poteva certo stabilire dall'aspetto del bulbo se il tulipano sarebbe stato quello della qualità e specie dichiarati dal venditore.

A settembre del 1636 i prezzi iniziarono a salire vertiginosamente. L’andamento rialzista proseguì nei mesi di novembre, dicembre e gennaio raggiungendo valori esorbitanti.

Il crollo arrivò nel febbraio del 1637. Dire quale fu la causa che invertì la tendenza resta impossibile, resta il fatto che qualcuno cominciò a sbarazzarsi dei bulbi di tulipano, scuotendo le certezze degli altri operatori, i quali di lì a poco furono preda della nevrosi e del panico e diedero inizio a forsennate vendite che trascinarono i prezzi ai minimi (come una molla tirata al massimo che torna indietro repentinamente senza essere trattenuta in quanto eccessivamente tirata precedentemente).

La bolla scoppiò. Si incominciò a pensare che la domanda di tulipani non avrebbe potuto più mantenersi a quei livelli, e questa opinione si diffuse man mano che aumentava il panico. Alcuni detenevano contratti per comprare tulipani a prezzi dieci volte maggiori di quelli di mercato (ormai crollato), mentre altri possedevano bulbi che valevano un decimo di quanto li aveva pagati. Centinaia di olandesi, inclusi uomini di affari e dignitari, si rovinarono finanziariamente.

La folle corsa verso il rialzo si era dunque arrestata nell'arco di pochi giorni. Nel breve volgere di sei settimane i prezzi crollarono del 90%: i bulbi di tulipano presto scesero a meno di un euro cadauno. Immaginate di aver speso 50.000 euro per un bulbo e di vedere ridursi il suo valore a pochi euro nel giro di pochi giorni !

Dopo 400 anni la bolla si ripete:

 

 TULIPANI  =  INTERNET

Poco più di 10 anni or sono iniziavamo a collegarci in RETE. Con internet il mondo diventava più piccolo e tutto era alla nostra portata. Con internet i commerci erano facilitati e così tutto ciò che riguardava internet, oppure tutto ciò che solo sfiorasse INTERNET era enormemente interessante !!  Ebbe inizio così in Borsa la febbre da Internet !

Ecco che cosa accadeva alla matricola FINMATICA,

FINMATICA era società fornitrice di software applicativo che realizzava prodotti e soluzioni nei settori finanziario, tecnologico, sanità, banche assicurazioni, trasporti, elettricità, logistica ecc…

 

Ecco che cosa si leggeva a quel tempo in un articolo del Corriere della Sera

 

 

Febbre da Internet
Finmatica sospesa in Borsa

Rispetto al prezzo di collocamento rialzo "virtuale" del 600%
Il settore ha già fruttato guadagni per 7 mila miliardi


… ecco cosa accadeva in borsa il 24 Novembre 1999 :

 

Quindi riepilogando: nel novembre 1999 Finmatica fa il suo esordio alla Borsa Valori di Milano, con una prima quotazione di esordio superiore del 600% rispetto al prezzo di collocamento, vale a dire da 5 euro a 30 euro. Nell'ottobre 2000 avviene il passaggio al Nuovo Mercato. In quel periodo Finmatica risultava essere la sesta società di software in Europa per capitalizzazione. Il Gruppo Finmatica risultava guidato da un team di manager di comprovata esperienza, con a capo il presidente PierLuigi Crudele.

Chi era a quel tempo Pier Luigi CRUDELE e che cosa si diceva di lui.

Febbraio 2003

... sono le banche di tutto il mondo a cercarlo, sono milioni di risparmiatori a inseguirlo. In due giorni, Pierluigi Crudele, 47 anni, salernitano, è diventato con le sue aziende l'"uomo d'oro" della Borsa, capace di guadagnare tremila miliardi in un'ora, così come è successo nella seconda giornata di quotazione della sua Finmatica. Cifre da capogiro per una capitalizzazione-record delle azioni di Finmatica, la società capofila del maggiore produttore italiano di "software applicativo" nel settore Finance: programmi di contabilità e distribuzione di servizi finanziari.

Ecco cosa si leggeva invece sul  Corriere della Sera solo 4 anni dopo, il 25 Gennaio 2004

 

“FINMATICA nella bufera, il titolo sospeso in Borsa, arrestati Crudele e Bottari”.

L' ex presidente e il suo braccio destro ai domiciliari. Investitori ingannati sui conti dell' azienda. ……. Il titolo resta sospeso.

La società Finmatica spa, holding del gruppo, una «stella» nel firmamento dell new economy, capogruppo di una galassia di 22 aziende in tre continenti con 900 dipendenti, viene dichiarata fallita a Brescia il 9 dicembre 2004 e, successivamente, sono entrate in procedura concorsuale anche le società partecipate.

Muore così, dopo soli quattro anni di quotazione, l’ azienda il cui titolo ebbe in un solo giorno la più alta escursione di prezzo al rialzo nella storia della Borsa valori. Ed ancora una volta i piccoli investitori perdono tutto quanto investito senza speranza alcuna.

 

Vediamo adesso la storia di un’altra azienda legata ad internet:

 

TECNODIFFUSIONE con sede a Ponsacco.

 

Negli anni 80 Luciano Panichi veniva a trascorrere le vacanze estive a Marina di Cecina e si recava spesso presso la mia agenzia, l’agenzia immobiliare La Riviera, a prendere un appartamento in affitto per sé e la sua famiglia

Aveva un negozio a Ponsacco nel quale assemblava e vendeva computer nella sua zona. Nel 1988 con la denominazione Sylicon Systems Srl, mise su una azienda che pian piano si diffuse a livello regionale e poi a livello nazionale. Nel 1997 variava la propria denominazione sociale in Tecnodiffusione Spa.  Con queste interessanti prospettive, nell’ottobre 1999 Tecnodiffusione viene quotata in borsa  presso il Nuovo Mercato attorno ai 12 euro per azione. Il titolo si portò subito in pochi giorni intorno ai 40 euro per azione e dopo neanche 7 mesi le azioni della Tecnodiffusione raggiunsero la massima e stratosferica quotazione di circa 300 euro per azione con altissima volatilità, come ben si evince dal grafico che segue.

 

Nel grafico che segue, l’andamento di Borsa di Tencodiffusione nei primi sette mesi:

 

 

Nel 2004, dopo soli 4 anni dalla quotazione, ecco cosa si leggeva di Tecnodiffusione !!

Nata nel 1988 con la denominazione Sylicon Systems Srl, nel 1997 variava la propria denominazione sociale in Tecnodiffusione Spa.

Nell’arco temporale di alcuni anni, una politica di crescita dimensionale eccessivamente ambiziosa e non supportata da una paritetica crescita patrimoniale, costò all’azienda il dissesto finanziario e lo stato di insolvenza, formalmente dichiarato nel 2004 ma già verificatosi alcuni anni prima con il degenerare della situazione finanziaria.

Le azioni della capogruppo, collocate alla Borsa di Milano presso il Nuovo Mercato nell’ottobre 1999 attorno ai 12 euro cadauna, dopo aver raggiunto un massimo intorno ai 300 euro nell’ aprile successivo, furono sospese dalle contrattazioni nel 2004 ad un valore prossimo allo zero.

Il 20/09/2004 il Tribunale di Pisa dichiara lo stato di insolvenza della società Tecnodiffusione Italia SpA.

Il gruppo era attivo nel settore dell’elettronica / informatica e si occupava della produzione, commercializzazione e vendita di personal computer, software, hardware servizi ed accessori informatici.

Il 13 novembre 2000 Tecnodiffusione Italia Spa emise anche un prestito obbligazionario equivalente a circa 50 miliardi di vecchie lire, per la precisione 46.413.017.784 lire di valore nominale, con scadenza nel 2005: l’obbligazione venne contrattata a partire dal 27/11/2000 presso la Borsa Valori Italiana, ma come le azioni della capogruppo, l’obbligazione venne tuttavia sospesa dalle contrattazioni nel 2004, ed alla scadenza rimase insoluta.

 Sul Corriere della Sera di quei giorni si leggeva:

 “Tecnodiffusione, ennesimo bidone spalmato sul parco buoi”.

Come oramai da triste copione, anche questo ennesimo fallimento viene inesorabilmente "spalmato" sul parco buoi, ovvero sul pubblico dei risparmiatori privati, che ancora una volta, vedono i propri risparmi investiti in Borsa dissolversi nel nulla !

 

Capitolo 4

 

Risposte ai tanti perché della Borsa

 

MA PERCHE’ SI PERDE IN BORSA ?

      Perché i piccoli investitori sono quasi sempre perdenti in borsa ?

      Dopo aver conosciuto la storia di queste tragicomiche bolle speculative, viene spontaneo chiederci come questi fenomeni possano accadere e come possano ripetersi anche a distanza di centinaia di anni.

Come diceva H.D. GANN: niente di nuovo sotto il sole, ciò che è stato sarà … !  Gli errori umani si ripetono, perché questa è la natura umana !

Per analizzare più a fondo il fenomeno dobbiamo andare a studiare il lato psicologico dell’investitore ed il suo comportamento durante le varie fasi dell’andamento del fenomeno che si intende prendere in considerazione.

Come si può vedere dallo schema a lato, il ciclo emozionale passa dall’ euforia alla depressione e poi dalla depressione alla euforia di nuovo, ma guarda il caso il massimo delle quotazioni coincide con l’euforia che spinge l’investitore a comprare, quando invece sarebbe il momento di vendere e viceversa, con il minimo dell’onda che coincide con la depressione che spinge il piccolo investitore a vendere, quando invece dovrebbe essere il momento di comprare.

PSICOLOGIA E MERCATI

 

 grafico rilevato dal sito www.diemmestudio.com di Davide Monaco

STORIA di UN BORSINO

Ecco cosa accadeva la mattina del 17 Marzo1988 nel borsino di una banca di Cecina. Gli anni 80 e 90 furono gli anni dei borsini. A quei tempi non si inserivano gli ordini on line, ma si andava in banca o si telefonava per inserire gli ordini di compravendita. Le banche mettevano a disposizione della clientela e degli investitori una stanza con al centro un monitor dove scorrevano in tempo reale le quotazioni dei vari strumenti finanziari.

Quella mattina alle 9.30 il borsino era già affollato. Affollato per dire che in una stanza di 4x3 eravamo già in 5 o 6 a puntare il video.   Il borsino di allora era inteso come un ritrovo dove si parlava di borsa, ma anche dove si scherzava e si rideva di questo e di quello. Ugo M. era uno di noi. Insegnava ragioneria, ma soprattutto era un simpatico genio, di quelli che avevano tanta fantasia e capacità, ma che però alla fine non avevano costanza in ciò che facevano. Ugo era un tipo stravagante di medio piccola statura, piuttosto magro, con barba incolta e capelli scuri anni settanta, sigaro in bocca, sorriso di chi la sa lunga e battuta e barzelletta sempre pronte. Quelle sul sesso femminile andavano per la maggiore!

Aveva già inciso un disco di un certo successo e fondato una radio locale. Aveva un personal computer, un Olivetti dei primi tempi e con il vecchio Lotus 123 immetteva le quotazioni e stampava i grafici. Fu proprio Ugo ad iniziarmi all’ analisi grafica. A quel tempo anche io facevo grafici, ma su carta millimetrata e tutti i giorni inserivo una quotazione, facevo il fatidico trattino tra un giorno e l’altro e tiravo le linee di tendenza.

Un giorno Ugo mi invitò a casa sua e per me vedere stampare quei grafici fu veramente una piacevole scoperta. Quella mattina Ugo arrivò al borsino con il suo inseparabile sigaro tra le dita della mano sinistra ed un foglio ben in vista sulla mano destra ed esclamò convinto: “ Vedete, questo grafico parla come un bimbo, la borsa sale e salirà!” Sei mesi prima avevamo vissuto il crollo di Wall Street in cui il 19 ottobre 87 il Dow Jones perse la bellezza del 22% in una notte ! La perdita più ampia mai registrata tra i principali indici internazionali. Il nostro indice Comit era sprofondato da 908 del 19 maggio 1986 a 424 del gennaio 1988. Già in corrispondenza di quei minimi, Ugo M. aveva venduto allo scoperto le Montedison al suo minimo di 80 lire e per questo motivo noi del borsino chiamavamo in tono burlesco “la buca di Ugo” quella sorta di inversione a V  dai minimi.

Negli ultimi due mesi l’indice Comit aveva avuto una notevole reazione passando appunto da quel minimo di 424 del gennaio 1988 a 550 proprio di quel giorno di Marzo con un rialzo di circa il 30% in soli due mesi. E quella mattina tutto continuava a salire e saliva bene anche  l’Assitalia assicurazioni, regina a quel tempo per quantità scambiate. Ugo disse: “ mi compro 1000 Assitalia e vado a fare lezione. Aspettatemi, perché tra un’ora sarò di ritorno”. Le Assitalia furono acquistate al prezzo che passava in quel momento di 19500. Durante quell’ora il mercato però girò a tal punto che da fortemente positivo passò a negativo, con l’Assitalia in perdita secca.

Il ritorno di Ugo non si fece attendere e subito dopo aver finito la lezione di ragioneria era già al borsino con il sorriso sulle labbra di chi si aspetta il meglio. Puntò il monitor con un dito per cercare le Assitalia il cui passaggio non si fece attendere perché molto trattate. “ Assitalia, Assitalia, ecco l’Assitalia” fece Ugo, “Assitalia 18500. Ah 18500” ripetè Ugo sospettoso, ma senza realizzare sul momento che cosa era effettivamente successo, pensando che fosse rimasta nel frattempo invariata, scambiando 18500 per 19500. Passarono non meno di 5, 10 secondi per realizzare e quando alla fine realizzò, emise ad alta voce una esclamazione mista a stupore ed incredulità: “18500!?”. Ugo realizzò così che in una sola ora era andato in fumo lo stipendio di un mese di insegnamento.

Ma Ugo non si dette per vinto e da un angolo della stanza, rivolto a tutti noi e con tono imperioso disse: “Ora mi dovete pagare per tutto ciò che vi ho insegnato!” Tutto il borsino che fino allora era a malapena riuscito a trattenersi, scoppiò in una liberatoria e fragorosa risata ! Di queste storie tragicomiche e ricorrenti ne è pieno il mondo finanziario.

 

Ma perché questo accade ?  Quali sono le cause.? 

 

“Quale è la ragione o quali sono le ragioni per cui generalmente si perde in Borsa?” o meglio: “perché le mani deboli, cioè i piccoli investitori sono quasi sempre perdenti in Borsa?”

 

Le CAUSE sono essenzialmente tre:

 

1) - difficoltà operative dovute all’ ALTA VOLATILITA’

2) - il RITARDO con cui essi operano.

3) - l’ operatività INTRADAY

 

La prima ragione sta nell’ alta volatilità che sempre più caratterizza l’andamento dei mercati finanziari. Vediamo perchè.

Ripartiamo dal concetto di Borsa. In parole molto semplici la Borsa è lo strumento che fa incontrare chi offre danaro, quasi sempre i risparmiatori, e chi domanda danaro, quasi sempre le imprese, (sempre più indebitate), attraverso lo scambio tra danaro e prodotti finanziari: azioni, obbligazioni, titoli di stato, futures, valute, merci ecc.            

Ma acquistando azioni e/od obbligazioni, il risparmiatore-investitore si lega alle sorti di quella data azienda. Acquistando azioni e/od obbligazioni, egli corre il rischio di vedersi restituire solo in parte od anche niente di ciò che aveva investito. Acquistando un immobile invece acquistiamo un bene reale, che possiamo toccare, che possiamo usare e che, se non viene buttato giù da un terremoto o da un bombardamento, resta un bene tangibile, non sottoposto a fallimento. Se compriamo  azioni od obbligazioni di una società, ci leghiamo invece alle capacità imprenditoriali di quell’azienda e se l’azienda va in fumo, vanno in fumo anche i nostri risparmi investiti.

E’ questa la ragione per cui noi vediamo oscillare con una certa volatilità le quotazioni di Borsa e non vediamo oscillare con la stessa ampiezza le quotazioni di un immobile. Proprio per il motivo che le aziende sono sottoposte a questa vulnerabilità, la quotazione di Borsa può subire anche violente oscillazioni in quanto influenzata dalla emotività degli investitori in base alle notizie che arrivano sul mercato e che non sempre risultano veritiere e tempestive.

Detto questo risulta utile a questo punto evidenziare ciò che si intende per valore economico di una azienda e ciò che invece si intende per quotazione di borsa di una azienda. Il valore economico di una azienda è quello che viene stimato a tavolino secondo il bilancio degli ultimi anni, delle commesse future, del valore dei beni strumentali, degli immobili di proprietà, dei debiti, dei crediti, dei prodotti sul piazzale ed in magazzino ecc… Mentre la quotazione di Borsa è il prezzo espresso dalla Borsa, influenzato emotivamente dalle notizie che arrivano sul mercato.

Se noi andassimo a rappresentare il valore economico ed il valore di Borsa della stessa azienda sugli assi cartesiani vedremmo quanto segue:

 

 

 

Da questo grafico si può vedere che la quotazione di Borsa, rappresentata da una linea spezzata con diversi alti e bassi e forti oscillazioni (rossa), segue il valore economico di una azienda, rappresentato da un linea piuttosto uniforme (celeste). Tanto più alto è lo scostamento della quotazione di Borsa dal valore economico, tanto più alta si suol definire la VOLATILITA’.

La volatilità misura l’ampiezza e la frequenza delle variazioni di un fenomeno finanziario e più ampie e frequenti sono queste variazioni, più alto è il grado di rischio di un investimento. La volatilità è lo strumento che misura pertanto il grado di difficoltà dell’operatività ed un suo repentino incremento indica una possibile inversione di tendenza.

E’ pertanto una seria componente da tenere in considerazione circa la valutazione del rischio di un investimento in titoli. Una elevata volatilità, infatti, sta ad indicare che il prezzo di quel titolo tende ad ampie oscillazioni nel tempo, in conseguenza di ciò, l’investitore potrà registrare elevati guadagni o anche elevate perdite. Il grado di volatilità dipende dall’ affidabilità ed attendibilità delle notizie che arrivano sul mercato. Un alto grado di volatilità indica incertezza sul mercato.

Tanto più bassa è la volatilità, tanto più la quotazione di Borsa si avvicina al valore economico. Tanto più vicino è il valore economico alla quotazione di borsa, tanto più alto è il grado di affidabilità e di veridicità delle notizie che arrivano sul mercato e tanto più alto è di conseguenza il grado di efficienza della Borsa. Il grado di efficienza di una Borsa valori sta nel grado di affidabilità, di veridicità e di tempestività delle notizie che arrivano sul mercato.

Meno veritiere e meno tempestive e quindi meno affidabili sono le notizie che arrivano sul mercato e meno è efficiente il sistema Borsa, più volatile è il titolo. Un sistema borsistico efficiente sarà in grado di attirare un sempre maggior numero di investitori e sarà per questo tutto il sistema economico finanziario di quel paese a trarne beneficio in termini di benessere e posti di lavoro.

Il prezzo di Borsa è infatti il risultato, la sintesi delle interpretazioni che gli investitori danno alle notizie che arrivano sul mercato. Tanto più affidabili sono le notizie che arrivano sul mercato, minore sarà la volatilità e tanto più il prezzo di Borsa si avvicinerà al valore economico e tanto più efficiente sarà il ruolo della Borsa, tanti più investitori ed imprese essa sarà così in grado di attirare e tanto più alto sarà lo stato di salute del sistema economico sottostante.

Se andassimo invece adesso a rappresentare l’andamento del valore di un immobile nel tempo sugli assi cartesiani possiamo individuare un andamento anch’ esso abbastanza uniforme in quanto non viene eccessivamente influenzato dalle notizie che arrivano sul mercato, non essendo il suo valore influenzato da risultati di bilancio come avviene in una azienda.

 

Considerando che più volatile è l’andamento di un prodotto finanziario e più difficile risulta l’investimento dove l’emotività dell’investitore gioca brutti scherzi alla operatività, possiamo considerare la VOLATILITA’ come una prima causa delle difficoltà che il piccolo investitore incontra sui mercati azionari e che non incontra invece sul mercato immobiliare, in quanto molto meno volatile e poco soggetto alla emotività. E’ come se si dovesse cavalcare un cavallo selvaggio ed un cavallo da passeggio o come se si dovesse percorrere le rapide di un torrente e l’acqua di un fiume che scorre tranquillo.    

La volatilità è la prima causa di perdite in Borsa.

La seconda ragione del perché le mani deboli perdono in Borsa sta nel RITARDO con cui esse operano. La risposta a questo secondo aspetto viene dall’analisi dell’interrelazione tra il Ciclo economico e Ciclo di Borsa. Per ciclo economico si intende un periodo solitamente della durata di 1-2 anni in cui l’economia di un paese o di un gruppo di paesi attraversa tutte le sue varie fasi: la fase di espansione, il culmine, fase discendente di recessione, raggiungimento del suo minimo e poi nuovo ciclo con la fase di espansione e così via ...

 

Pertanto si può definire ciclo economico l’andamento di una economia racchiuso tra due minimi come raffigurato nei due grafici che seguono.

    

MANI  FORTI  e MANI  DEBOLI

Vediamo adesso come si comporta il ciclo di Borsa rispetto al ciclo economico: dal grafico che segue si evince come il ciclo di Borsa, in rosso, anticipi sempre il ciclo economico di circa sei mesi un anno e talvolta anche più. La Borsa riflette non la situazione del momento, ma scommette sulla situazione che sarà e sarà vincente chi ha la vista lunga, perché in possesso delle notizie che contano o perché sa ben interpretare gli strumenti che l’analisi tecnica mette a disposizione. Gli investitori dalla vista lunga sono le così dette “mani forti”. Le mani forti possono distinguersi in: mani forti insider, gli investitori che sono a conoscenza della informativa forte, vale a dire che sono a conoscenza dei numeri dei bilanci effettivi delle società, delle prospettive future ecc… Le mani forti outsider non sono a conoscenza della informativa forte, ma si servono della informativa debole.

Quella informativa che tutti possono reperire dai televideo o dai quotidiani e che è poi quella che riguarda le quotazioni dei titoli e degli indici ed attraverso la quale tutti possono costruire un grafico ed interpretarlo. Per “mani deboli“ si intendono invece i piccoli investitori, coloro cioè che non sono in possesso né della informativa forte dei bilanci delle società e né hanno cultura e conoscenza degli strumenti che l’analisi tecnica, attraverso il grafico, mette a disposizione per l’interpretazione dell’ andamento di un fenomeno finanziario.

 

                                                                                      

Vediamo come solitamente si comportano le mani deboli.

           Come possiamo vedere dal grafico alla pagina precedente e dal grafico che segue, il piccolo investitore va a fare le sue massime compere nel punto di massima euforia, quando in effetti il ciclo economico va a gonfie vele e per poco non ha ancora raggiunto il suo massimo o culmine.

A questo punto le mani forti che hanno capito che tra sei mesi od un anno inizierà la recessione (si può parlare di inizio recessione al terzo mese consecutivo di diminuzione del PIL) iniziano a vendere ed a distribuire (fase della distribuzione) alle mani deboli che ancora non si preoccupano e continuano a comprare e più tardi per annacquare allo scopo di abbassare la media, seppure in perdita, in quanto confortati da un ciclo economico che ancora sale. Le quotazioni di Borsa continuano a scendere ed è a questo punto che le banche inesorabilmente consigliano di tenere, “ tanto poi il mercato salirà di nuovo” dicono le banche!

Ad un certo punto iniziano ad essere diffusi dati macroeconomici peggiori del previsto ed anche il ciclo economico inizia ad invertire la rotta.

Il piccolo investitore adesso comincia a preoccuparsi ed inizia a vendere parte delle proprie azioni. Il mercato scende ancora ed il panico si impossessa delle mani deboli che vendono ancora parte dei titoli in perdita, ma guarda il caso, esse non vendono i titoli peggiori, perché sono quelli con i quali perdono di più, ma vendono i titoli più forti, quelli che hanno perso meno: ancora un errore! I dati macroeconomici del ciclo economico sono sempre peggiori, la borsa è in picchiata fino ad adagiarsi sui minimi. Le mani forti vedono la fine della recessione, nonostante che i dati continuano ad essere negativi ed iniziano ad accumulare titoli che le mani deboli vendono adesso a qualsiasi prezzo, perché anche solo un euro può essere prezioso per un futuro da catastrofe: siamo alla fase della frustrazione per le mani deboli ed alla fase dell’ accumulazione per le mani forti. Il mercato azionario adesso non sente più le notizie negative che ancora continuano ad arrivare sul mercato.

Le mani forti stanno nuovamente accumulando e le mani deboli stanno vomitando tutto quello che avevano comprato e finalmente si sentono liberate da quell’enorme peso della capitolazione e della sconfitta.

Meglio liberarsi di questo peso. Finalmente !! “E’ stata una dura battaglia inesorabilmente persa, ma almeno la vita è salva”! Questo è il pensiero delle mani deboli! E’ a questo punto, quando tutti i buoi sono usciti dal mercato, che pian piano le quotazioni iniziano a risalire, mentre ancora il ciclo economico sta ancora scendendo. Il mercato sale in quanto si è liberato dalla zavorra dei piccoli che vendevano a qualsiasi prezzo.

Adesso anche gli investitori istituzionali, fondi e gestioni iniziano a comprare: inizia così la fase della convinzione. Il ciclo economico gira in positivo ed adesso entrambi i cicli sono positivi, quello di borsa e quello economico. Quasi quasi adesso che tutto gira per il meglio le mani deboli iniziano ad essere ottimiste, ma non comprano, o comprano solo qualcosina, perché la ferita di un anno o due fa è ancora aperta. Ma dopo qualche tempo le quotazioni si impennano, siamo alla fase della speculazione! Tutti comprano tutti guadagnano, qualcuno si compra la macchina con i guadagni, qualcun altro ci va in vacanza, siamo alla fase della euforia.

Adesso anche le mani deboli comprano per non restare indietro.

Le quotazioni alimentate dal triplo flusso di acquisti: mani forti, istituzionali, e mani deboli, crescono sempre di più fino a che non si ritorna a toccare il cielo con un dito e tutto va bene. Le mani deboli sono nuovamente al settimo cielo e comprano, siamo nuovamente al culmine delle quotazioni … ma adesso tutti i protagonisti sul mercato hanno comprato: mani forti, investitori istituzionali, mani deboli hanno comprato e chi altri deve ancora comprare? 

Nessuno! 

Le mani deboli si sbracano finalmente sul divano per godersi lo spettacolo del mercato che sale … e invece è sconcerto!! Il mercato inizia a scendere! Ed il ciclo si ripete!   

Diceva GANN:  “niente di nuovo sotto il sole, la storia si ripete   … e così anche gli errori umani! ”

 

 

GRAFICO ciclo di borsa e ciclo economico in presenza di bolle speculative: l’onda del ciclo economico è solitamente più bassa dell’ onda del ciclo borsistico. La differenza di ampiezza costituisce il vuoto speculativo.

La terza ragione o la terza causa delle perdite sta nell’ operatività INTRADAY.

L’operatività intraday è la terza ragione per cui le mani deboli perdono in borsa. Il consiglio operativo è per un secco NO alla operatività intraday.  Più si tenta di entrare nelle pieghe più strette del mercato e più si rischia di trovare il lupo nel bosco o di far saltare la mina in un campo minato...     pertanto:  NO   all' INTRADAY !!

Questa è la stessa raccomandazione che il grande GANN faceva ai suoi studenti quando consigliava loro di stare lontano dal nastro della telescrivente mentre venivano battute le quotazioni di borsa in tempo reale, sebbene impartisse comunque loro di rappresentare l’andamento grafico di quel dato fenomeno sugli assi cartesiani, ma solo a fine giornata.

Operando frequentemente nell’intraday le mani deboli diventano non solo pesci piccoli e cioè cibo per i pesci grandi, ma anche mangime per tutti i pesci, sia per quelli piccoli e sia per quelli grandi.  I pesci non aspettano altro! La frequente operatività intraday serve a chiudere gli eventuali vuoti di contrattazione. A far si che gli operatori più grossi trovino sempre contropartita sul mercato, vale a dire che trovino sempre del cibo con cui sfamarsi! Operando frequentemente le mani deboli fanno pertanto il gioco dei più grandi e solitamente incorrono in una perdita continua. Operando invece con le chiusure giornaliere anziché seguendo le quotazioni intraday, a fine giornata la mente è più riposata e riflessiva. Quanto alla frequenza operativa, colui che per carattere e per propensione è portato per una operatività più tranquilla e distaccata, potrà seguire una operatività di lungo periodo  che oltretutto ben si adatta anche a chi investe in fondi e gestioni. Colui invece che è portato per una operatività più frequente e che vuole lucrare anche sulle onde settimanali e mensili può prendere in considerazione l'operatività sul breve-medio periodo. Ogni operazione andrebbe fatta esclusivamente e contestualmente al verificarsi del segnale operativo, né prima e né dopo, ma il sistema operativo va costruito in base alle chiusure giornaliere per non correre rischi ancor più elevati di quelli che solitamente e comunque si corrono operando sui mercati finanziari. Se però il piccolo investitore non riesce a stare lontano dal video, sta a significare che la sua conoscenza tecnica, la sua preparazione e la sua esperienza non sono ancora sufficienti per affrontare il mercato azionario, oppure che siamo in presenza di un genio! Cosa improbabile, ma pur sempre possibile!

Alla fine ciò che conta, comunque, è la sintesi, il risultato delle proprie conoscenze tecniche ed altro non è che un numero pari alla percentuale di guadagno ottenuta in un dato periodo. Tanto più alto è questo numero e tanto maggiore sarà stata la nostra e la vostra capacità ad investire parte dei nostri risparmi sul mercato azionario, attraverso le giuste conoscenze tecniche analitiche. Tutte le altre chiacchiere e tutte le previsioni che solitamente vengono fatte e poi riviste e poi annullate e rifatte non contano!

Conta il risultato della nostra operatività! E per ottenere questo dobbiamo individuare al più presto il punto di inversione del trend per una più tempestiva e proficua operatività, ma non nell’ intraday, bensì a fine giornata

QUALE RIMEDIO ALLE PERDITE ?

Sono tre i tipi di analisi per capire dove sta andando la Borsa e per individuare nel modo più tempestivo il punto di inversione di tendenza:

·          L’Analisi fondamentale

·          L’Analisi tecnica

·          Analisi dell’ opinione contraria

Quale scegliere delle 3 ?

Prima di passare ad analizzare quale sia la soluzione migliore dobbiamo mettere alla base di qualsiasi ragionamento ed al primo posto e prima di qualsiasi operatività, la regola che sta alla base di qualsiasi investimento:

TAGLIARE LE PERDITE E FAR CORRERE I PROFITTI ”,

pertanto :

a) non dare retta alle banche quando dicono: aspetta a vendere, tanto il mercato risale”.

Dopo il crollo del 1929 i prezzi si rividero dopo 25 anni, esattamente nel 1954 e nel frattempo tanti titoli erano spariti dal listino ufficiale a seguito dei fallimenti delle rispettive aziende.

b) prima di entrare, decidere quanto si è disposti eventualmente a perdere e chiudere a quel livello, “non aspettare oltre” !!   

 

Qualsiasi emorragia deve essere fermata per tempo !

Fatta questa doverosa premessa, facciamo una sintesi di ciò che abbiamo detto fin qui e poi di seguito andiamo ad verificare quale dei  3 tipi di analisi è il più efficace ed il più congeniale alla nostra causa.

Come abbiamo visto, acquistando un certo numero di azioni di una azienda, compriamo un pezzetto di quella azienda e quindi leghiamo le sorti del nostro risparmio alle sorti di quella azienda.     Ma per una migliore e razionale allocazione delle nostre risorse, dei nostri risparmi, prima di fare un investimento in strumenti finanziari dobbiamo documentarci sullo stato di salute della società sulla quale intendiamo investire. Per conoscere lo stato di salute di una azienda dobbiamo procurarci quella che viene chiamata l’informativa forte, cioè i dati di bilancio di quella società. Tutti sappiamo per esperienze passate, quanto queste notizie siano difficili da reperire, in quanto spesso non veritiere e non tempestive. Vedi Tripcovich il gioiello di Trieste degli anni 80, Parmalat, Cirio, bond argentini, ecc …

 

ANALISI FONDAMENTALE

L’ analisi che si basa sui dati di bilancio di una società si chiama analisi fondamentale, e come abbiamo visto non sempre è agevole prendere in considerazione per difficoltà a reperirne i dati di bilancio che indichino lo stato di salute della società sotto esame.

 

ANALISI TECNICA

L’analisi invece che non ha bisogno di informativa forte, dei dati di bilancio di una società è l’ANALISI TECNICA. L’analisi tecnica si nutre di informativa debole, dei dati cioè di quotazioni di borsa che tutti noi possiamo trovare in qualsiasi momento su quotidiani e siti internet. L’analisi tecnica è intesa come studio della serie storica dei dati di un certo fenomeno rappresentati attraverso lo strumento grafico sugli assi cartesiani al fine di prevedere l’andamento futuro di quel fenomeno, ma soprattutto al fine di individuare nel più breve tempo possibile l’inversione di tendenza di quel fenomeno, per una più proficua operatività. Gli strumenti dell’analisi tecnica sono rappresentati dallo strumento  grafico e dai vari indicatori ed oscillatori da esso derivanti. L’analisi Tecnica di Borsa è l’analisi che permette anche al piccolo investitore di guadagnare in Borsa perché tramite l’analisi tecnica ed una giusta interpretazione degli strumenti che essa mette a disposizione, esso può riuscire a superare gli ostacoli appena visti e riguardanti la VOLATILITA’ ed il RITARDO operativo, oltre a superare le difficoltà di reperire l’ informativa relativa ai dati di bilancio.

 

ANALISI DELL’ OPINIONE CONTRARIA

La terza analisi è quella che in America viene chiamata analisi dell’ opinione contraria. In sintesi con questa analisi si va a vedere quante mani deboli ci sono in quel momento in una data fase del mercato. Sapendo che le mani deboli sono perdenti. Si va allora ad operare nella tendenza contraria rispetto a quella in cui stanno operando in numero superiore le mani deboli. Analisi curiosa, ma profittevole, sebbene anche per questa serva una informativa non tanto agevole da reperire.

Fatte tutte le dovute considerazioni, non ci resta che

l’ ANALISI TECNICA !!

 DOVE VA LA BORSA ? 

Alla fine di questa storia torniamo alla Borsa valori di casa nostra e sorge doverosa la domanda:

 

DOVE VA LA NOSTRA BORSA ?

Quali sono le sue prospettive ?

E poi, altra domanda:

MEGLIO IL MATTONE O LA BORSA?
Dal grafico che segue si possono capire tante cose !

Rispondiamo alla prima domanda:

      in base alla teoria delle onde di Elliot, la teoria più affidabile sul lungo termine, sul grafico dell’andamento del mercato azionario italiano, ci troviamo adesso in onda B, mancherebbe ancora il completamento di onda B e poi si andrebbe a fare l’onda C che potrebbe essere così profonda, con una perdita di oltre il 50% dagli attuali livelli.          

Detta previsione è avallata altresì dalle analisi sul grafico secolare dell’indice DOW JONES sul quale ci troveremmo adesso appena su onda A, mancherebbe onda B e poi onda C, molto profonda, con una perdita intorno al 60/70% dagli attuali livelli, Giappone insegna ….

 

Rispondiamo poi alla seconda domanda:

la risposta al secondo quesito: “meglio la Borsa o meglio il mattone” non è difficile da dare.

Nel 1973 anno in cui si fa partire la serie storica dell’indice Comit pari a 100, il prezzo medio di un appartamento di 3 vani si aggirava intorno ai 10.000.000 di vecchie lire, oggi costa circa 200.000/220.000 euro, con un incremento di valore pari a circa 40 volte. Se andiamo a vedere il valore dell’indice azionario italiano Comit, nel 1973 era pari a 100, mentre oggi si aggira intorno a 1100 con un incremento di circa 11 volte, molto minore dell’incremento di valore degli immobili, pari a circa 40 volte.

Il test degli ultimi 40 anni risulta molto attendibile ed il risultato è chiaro ed eclatante:

 

la CASA batte la BORSA 4 a 1

 

La casa batte la Borsa senza aver considerato il fatto che la casa ha dato negli anni una resa media annuale intorno al 5% in termini di affitti residenziali o vacanzieri, molto più rilevante della media dei dividendi distribuiti dalle varie aziende quotate in borsa e senza aver considerato poi il fatto che alcune aziende sono svanite nel nulla …, si può al fine concludere che:

 

la casa premia sempre e non tradisce mai.

 

ORO e PETROLIO 

 

A questo punto è’ interessante fare una benché minima visita anche all’ andamento di due beni a noi molto preziosi :

 

 

 

 

            In base ai due grafici rispettivamente  sull’ORO (sopra, uno straordinario rialzo annunciato) e PETROLIO (grafico seguente)  :

 

            l’ ORO sale ed il  PETROLIO scende, o meglio tenta di risalire dopo il crollo verticale in concomitanza del periodo di crisi attuale iniziato nel 2008 !!

 

 

 

Ed anche qui una ragione c’è: il prezzo dell’ORO, come bene rifugio, sale perché c’è incertezza nel domani.

 

Il prezzo del PETROLIO, come carburante, scende perché in tempo di crisi la produzione diminuisce e quindi anche la domanda di petrolio diminuisce, fatta eccezione per la concomitanza di estemporanee turbolenze, guerre e guerre civili nelle aree dei paesi produttori, come stanno verificandosi in questa prima metà del 2011.

 

Prima CONCLUSIONE

 

   Alla fine della nostra storia, sappiate che tutto ruota intorno ad un punto essenziale:

 “Il successo dell’ uomo, nella propria vita, sta nel saper individuare nel minor tempo possibile il punto di inversione di tendenza dei fenomeni che gli si pongono davanti”

Pensate ad esempio alla nostra salute! Prima si individua una possibile malattia e meglio si cura.

E se, come diceva GANN:

tutto quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà: assolutamente niente di nuovo sotto il sole!”

Se gli errori umani dell’eccesso si ripetono nel tempo, perché ciò è nella natura dell’uomo !!

Se in ECONOMIA, il ripetersi nel tempo di questi errori è rappresentato dal ripetersi delle onde del ciclo economico ancor più visibile con una rappresentazione grafica.

Se tutto questo accade, come in effetti realmente accade, allora in FINANZA, intesa come arte per avere il massimo ritorno dai nostri investimenti, queste onde vanno sapute sfruttare,

 

 cavalcare ed interpretare, ma non senza preparazione come spesso e solitamente accade, ma con cultura e competenza, andando ad individuare quell’inversione di tendenza nel minor tempo possibile, filtrando la VOLATILITA’ ed anticipando i SEGNALI. Ma sappiate che non siete soli!  Dall’altra parte ci sono centinaia di migliaia di investitori muniti dei più sofisticati strumenti, che vorranno individuare prima di voi quel fatidico punto di inversione di tendenza e che pertanto vorranno guadagnare su di voi, perché dove c’è uno che guadagna dall’ altra parte c’è uno che perde! Se non avete la giusta cultura come l’ingegnere deve avere se  vuole costruire un palazzo di 10 piani, il vostro  portafoglio franerà in poco tempo !

            E sappiate che è più facile costruire o progettare un palazzo di 10 piani che guadagnare in Borsa !

 

Con l’ANALISI TECNICA  possiamo riuscirci !

Capitolo 5

 

L’inedita Teoria dei Vortici

   Il cammino economico finanziario dell’uomo.

Prima di iniziare a parlare di questa mia inedita teoria sui VORTICI e prima di addentrarci nel mondo dell’analisi tecnica che ne sta alla base, andiamo a vedere come potrebbe essere e come invece è realmente il cammino economico finanziario dell’ uomo nel tempo e nello spazio.

Un normale cammino economico finanziario dell’uomo dovrebbe ricalcare un andamento uniforme con le sinuose curve dei vari cicli economici e con tendenza rialzista.

Nella realtà il normale cammino speculativo dell’uomo ricalca invece un andamento fatto di eccessi sopra e/o sotto quella linea di normale tendenza economica. Una crisi sarà tanto più accentuata ed acuta quanto più l’uomo intenderà forzare al rialzo quella linea speculativa di tendenza.

Quest’ultima situazione di forzatura si è verificata di recente tra il 2000 ed il 2008, quando con iniezioni di facile ed abbondante credito si è voluto comunque mantenere inalterata una accelerazione rialzista della linea speculativa del profitto che ha poi ceduto sotto l’effimero peso del volere mantenere comunque ed a tutti i costi una fase economico finanziaria speculativa ascendente il cui naturale culmine in eccesso si era già avuto a fine anni 90. Adesso ne paghiamo le conseguenze! In una ipotetica ed utopistica situazione priva di forzature, corruzioni e speculazioni, come invece viceversa è l’attuale, il cammino evolutivo dell’uomo sarebbe uniforme e senza scosse, tendenzialmente al rialzo e solo all’apparenza più lento. Se invece facessimo percorrere all’uomo le due diverse strade, quella speculativa e quella naturale, ci accorgeremmo che egli impiegherebbe lo stesso tempo a percorrere la stessa distanza rettilinea. Mentre percorrendo la strada con l’ultimo tratto di artificiosa forzatura, l’uomo cadrebbe, a fine corsa, ancora più in basso. Ci dobbiamo chiedere allora: “non sarebbe più conveniente e giusto percorrere la strada “sinuosa ed uniforme”, più semplice e più tranquilla, priva di particolari pericoli e volatilità, per giungere comunque allo stesso punto evolutivo, senza andare a cercare inutili rischi in strade tortuose e volatili?”

No, l’uomo è fatto così! Vuole comunque raggiungere al più presto il massimo profitto e mantenerlo poi con la massima accelerazione.

Qualsiasi mezzo è giustificato per il fine, ma poi nei mercati finanziari, le forzature vengono al pettine ed anche le quotazioni dei titoli, come uccelli con le ali di cera, più volano in alto e più rischiano di struggere al calore del sole e di cadere giù !

Di seguito il grafico rappresentativo di quanto sopra specificato.

La straordinaria ed inedita

TEORIA dei VORTICI

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Ma che cosa è l’Analisi Tecnica ?

Siamo adesso al punto di capire meglio che cosa si intende per Analisi Tecnica ed al punto di ripeterne ancora una volta il concetto. Per Analisi Tecnica si intende lo studio dell’andamento di un fenomeno rappresentato sugli assi cartesiani dallo strumento grafico della serie storica dei dati. Essa si serve di indicatori tecnici da esso derivanti, al fine di formulare una previsione sull’andamento futuro, ma principalmente al fine di individuare il punto di inversione di tendenza di un fenomeno, nel minor tempo possibile ed avere così il massimo ritorno in termini economici dal proprio investimento, lucrando tra la quota di acquisto e quella di vendita o tra quella di vendita e quella di acquisto, dove la quota di acquisto sia pur sempre inferiore rispetto a quella di vendita. L’Analisi Tecnica di Borsa non si occupa del perché o delle ragioni per cui i prezzi si muovono, ma del modo in cui si muovono, di come si muovono. 

                  Abbiamo già visto perché si sceglie l’analisi tecnica come strumento per trarre il massimo profitto dal proprio investimento, ma è bene ripetere il basilare concetto ancora una volta.

Per una migliore e più razionale allocazione delle proprie risorse l’investitore deve conoscere lo stato di salute della società sulla quale vuole investire, in quanto, acquistando azioni di quella società lega le sorti dei suoi risparmi all’andamento di quella società. Ma per conoscere lo stato di salute di quella società, l’investitore deve conoscere in modo tempestivo e veritiero, i dati di bilancio di quella società. Deve conoscere quella che si chiama l’informativa forte, riservata innanzi tutto agli amministratori di quella società e dai quali non sempre viene divulgata in modo tempestivo e veritiero. In tal guisa, l’investitore si trova sovente ingannato ed i suoi risparmi si trovano in una posizione di serio pericolo. E’ questo il rischio che si corre servendosi di quella che si chiama: analisi fondamentale, l’ analisi che si basa sulla informativa forte, vale a dire l’informativa sul bilancio, non sempre agevole da reperire.

Per costruire grafici di cui ha bisogno, l’analisi tecnica si serve invece delle quotazioni di borsa, di quella che si chiama informativa debole, così chiamata in quanto facile da reperire. 

 

La Teoria dei FASCI e dei VORTICI

“Ciò che i grandi avevano detto, ma ciò che nemmeno i grandi sanno

Prima di divulgare l’inedita teoria sui VORTICI è bene spiegare il concetto di trend ed il concetto di medie mobili, due aspetti che stanno alla base dell’ Analisi Tecnica per capire poi il concetto di inversione di tendenza del trend. Per trend si intende l’andamento grafico di un fenomeno in una certa direzione. Siamo in presenza di un trend al rialzo o crescente quando l’andamento grafico del fenomeno preso in considerazione è costituito da una serie (due o più) di massimi e minimi crescenti. Un trend è al ribasso o decrescente quando è costituito da una serie (due o più) di massimi e minimi decrescenti.. Siamo infine in presenza di un trend laterale quando l’andamento del fenomeno è laterale, cioè i massimi ed i minimi non seguono una tendenza definita, ma casualmente laterale. Solitamente il trend si trova all’ interno di un canale ben definito.

 

MEDIE MOBILI

e loro specifici posizionamenti all’ interno di un trend.

Per medie mobili si intendono medie di n quotazioni diviso n, dove per n si intende il numero di quotazioni che si intende prendere in considerazione. Le medie sono mobili in quanto con il passare dei giorni, ogni giorno che passa si va a togliere dal calcolo della media la prima quotazione e si aggiunge l’ultima, cambiando pertanto ogni giorno  valore.

Solitamente una media mobile si trova sopra l’andamento grafico del fenomeno in un trend ribassista e si troverà sotto l’andamento grafico del fenomeno in un trend rialzista. Una media mobile avrà l’aspetto di una linea sinuosa, più regolare e meno reattiva alle oscillazioni del fenomeno, quanto maggiore sarà il numero delle quotazioni che si prendono in considerazione e sarà una linea più irregolare e più reattiva all’oscillazione del fenomeno quanto minore sarà il numero delle quotazioni che si intende prendere in considerazione. Una media mobile di lungo termine avrà una distanza maggiore dal fenomeno rispetto al secondo caso di una media mobile di più breve ampiezza.

Si può dire che un trend sia ben delineato  quando le medie mobili sovrastanti o sottostanti relative al periodo considerato, si trovano nell’ordine e ben distese. Il trend di un fenomeno persiste nella sua tendenza fino a quando non intervengono forze contrarie atte a modificarla. Come pure il concetto di inversione di tendenza sta alla base dell’ analisi tecnica. L’individuazione del punto di inversione di tendenza di un trend è l’obbiettivo finale e primario dello studio dell’andamento grafico di un fenomeno attraverso l’analisi tecnica. Generalmente il trend inverte la sua tendenza in atto da tempo, quando si vengono a generare almeno due minimi e due massimi successivi di tendenza contraria alla precedente e/o viene rotta la tendenza di tre minimi o tre massimi consecutivi.

 

FASCI  di medie mobili.

Vediamo adesso che cosa si intende per fascio. Un fascio è un insieme di medie mobili avente una media come limite massimo. Ad esempio un fascio di m34 è l’insieme di medie di 34 medie, da mm1 pari al fenomeno fino a mm34. Il fascio naturalmente fa da più ampio filtro ad un trend in atto rispetto ad una sola media mobile, in quanto il fenomeno può tagliare al rialzo la sua m34, tornare indietro e ripartire generando un falso segnale.

Vedi esempio che segue. Con il fascio invece, il trend può trovare sotto una rete di contenimento costituita dalle altre medie del fascio.

Viceversa in caso di un trend al ribasso.

 

 

VORTICI di medie mobili.

Un VORTICE è invece un fascio di medie, una combinazione di medie, dove le medie non si trovano nell’ordine “n” crescente o decrescente, come in un trend ben delineato e talvolta neanche nella stessa direzione. Vedi esempi grafici che seguono.

   Solitamente un vortice si forma durante un repentino pull-back ed una volta che il ritorno si completa il movimento riparte ben definito e nella stessa precedente direzione.

Vediamo adesso di descriverlo meglio tecnicamente e di seguito fornirne esempi significativi ed evidenti.        

Un vortice ribassista si forma quando le medie mobili più lunghe intersecano verso il basso le medie mobili più corte che stanno salendo od anch’esse scendendo ed il soggetto grafico viene sorpreso al di sotto dei due fasci di medie e solitamente, dopo un ulteriore ritorno sulle medie lunghe viene spinto con decisione al ribasso, continuando la tendenza principale al ribasso.

Viceversa si consideri un vortice con efficacia rialzista.

I fasci di medie che possono essere considerati significativi e/o di una certa importanza per la formazione di un vortice, sono i seguenti: 30/34, 50/65, 100/130, 200/260, 300/350, ecc …

 

 

EFFICACIA di un VORTICE:

Un vortice è tanto più significativo ed efficace, quanto più i fasci di medie che lo formano sono contigui, vale a dire ad esempio: 30/34 con 50/65 oppure 100/130 con 300/350 ecc… Altro importante requisito per l’efficacia di un vortice è che esso debba trovarsi almeno a metà tra il minimo relativo precedente ed il massimo relativo susseguente o viceversa in caso di tendenza ribassista e sarà tanto più significativo ed efficace, quanto maggiore sarà la distanza tra esso ed il massimo susseguente rispetto alla distanza tra esso stesso ed il  minimo precedente. I vortici possono trovarsi all’inizio, alla fine od al centro di  un trend ben definito e tanto più le medie che lo formano saranno lunghe e tanto più la tendenza che ne scaturirà e che continuerà la precedente sarà lunga ed accentuata. Quando invece un vortice non viene riconosciuto e di seguito violato, trovandosi subito sotto l’apice di un trend al rialzo o subito sopra il bottom di un trend al ribasso che durano da tempo e viene violentato rispettivamente al ribasso od al rialzo, con talvolta ritorno e ripartenza, l’inversione che ne scaturisce è molto probabilmente forte e duratura per una significativa inversione di tendenza, in proporzione comunque alla lunghezza delle medie che compongono il vortice violato.

 

Vedi a tale proposito l’inversione al ribasso del mibtel alla fine dell’ anno 2000 e l’inversione al ribasso del BTP nel 1999. Talvolta invece siamo in presenza di vortici che hanno stessa tendenza del fenomeno ed in tal caso essi vengono oltrepassati con ritorno sugli stessi e ripartenza nella stessa direzione precedente. Vedi vortice di fine agosto 2001. Sono questi di continuazione della tendenza in atto e non di inversione come i precedenti.

 

Così come quando l’apice di un massimo o di un minimo relativo viene a scontrarsi con un vortice la reazione contraria del trend sarà molto decisa e significativa. Vedi massimo relativo del 1991 e massimo relativo del 1992. Talvolta una serie di vortici vengono a trovarsi concatenati, uno di seguito all’altro  ed in tal caso l’indice od il fenomeno in oggetto ne sarà influenzato per un periodo di tempo maggiore, siamo in tal caso in presenza di vortici a catena. Il fenomeno può essere supportato anche da vortici formati da medie corte, più corte dei fasci presi sopra in considerazione ed in tal caso si ha una influenza in miniatura degli stessi rispetto agli altri, ma che comunque può costituire l’inizio o la base di un trend di una certa importanza. I vortici possono essere ascendenti, discendenti od orizzontali ed è importante vedere come poi il fenomeno grafico va ad interagire con essi. Il fenomeno viene solitamente respinto dal vortice, come quando si tira n sassolino tra i raggi di una bicicletta in corsa. In un vortice inoltre il fenomeno grafico torna indietro in quanto esso trova a scontrarsi prima con le medie lunghe e poi con le corte. E’ come se la stessa bicicletta si trovasse a superare una salita a sezione contraria. Cioè prima la sezione verticale e poi la sezione discendente. Vedi esempio. E’ chiaro che l’ostacolo così messo è insuperabile fino a quando non si rovescia la sezione. Vale a dire fino a quando non si trova a salire la sezione gradualmente ascendente. Vedi esempio. In effetti se noi potessimo rappresentare un vortice a sezione tridimensionale, vedremo una spirale di medie mobili che con il passare del tempo va a dipanarsi ed a lasciar libera da ostacoli di pendenza la strada al fenomeno. Ne risulterà comunque un ostacolo fino a quando la spirale sussisterà. Con il tempo e con la continuazione del trend, i vortici si sciolgono, il mercato così può cambiare potenzialmente tendenza. Canali trasversali …

Ricordo ancora una volta che la eventuale violazione di un VORTICE all’ apice di un rialzo od al bottom di un ribasso, rafforza la tendenza contraria che ne scaturisce, tale è la forza con cui avviene la rottura del vortice e della tendenza in atto.

 

Come vuole dimostrare  lo schema sopra riportato, nel caso di un vortice, il fenomeno incontra prima le medie più lunghe in controtendenza rispetto al trend e poi gradualmente le medie sempre più corte rispetto alle prime, pertanto il fenomeno va a scontrarsi contro il primo fascio di medie e torna indietro. Nell’altro caso invece il fenomeno incontra prima le medie più corte e gradualmente le medie più lunghe e pertanto non ha alcun ostacolo davanti a differenza del primo caso nel quale le medie più lunghe fanno da argine rispetto alle medie più corte che vengono dopo.

 

 

 

I VORTICI  

nella storia dell’indice COMIT della Borsa italiana.

 

I VORTICI non si generano sempre all’ inizio di ogni inversione di tendenza o di ogni continuazione di tendenza, ma si generano comunque spesso in presenza di importanti fasi di inversioni di tendenza o di continuazione di tendenza primaria importanti e significative.

Il più grande vortice della storia della borsa italiana costituito da medie di lunghissimo periodo si è formato e rispettato negli anni 95/96, vedi grafico che segue, e da questa fase ebbe origine una notevole e duratura tendenza al rialzo pari a circa il 400%, da 550 indice Comit a 2200 indice Comit.

I VORTICI  degli ultimi 20 anni sull’indice COMIT

 

Esempio di VORTICI  a catena

 

 

 

 

 

Queste  ultime rappresentazioni di esempi reali di straordinari VORTICI negativi che si stanno generando in questo periodo, vanno ulteriormente a confermare le precedenti analisi e previsioni e dovrebbero spingere le quotazioni di alcuni principali indici azionari internazionali ed alcuni indici europei più deboli, verso livelli decisamente più bassi di quelli attuali al fine di digerire il grande rialzo del secolo 20mo, dove la tendenza al rialzo ha predominato. Sui mercati più deboli il ritorno sotto le medie più lunghe si è già concretizzato e come in un film già visto, gli indici azionari sono stati respinti ed adesso stanno affondando alla ricerca di nuovi minimi.

Le medie lunghe soprastanti sono di una importanza tale, mm100, 200, 300, 500, che la negatività che ne potrebbe scaturire potrebbe essere molto seria. Anche supponendo un possibile ulteriore ritorno positivo sotto le medie più lunghe, il vortice respingerebbe definitivamente le quotazioni verso il basso, come sta effettivamente accadendo con una situazione oltremodo negativa confermata dalla rottura negativa della trendline rialzista che univa in precedenza i minimi ascendenti del flag laterale degli ultimi 5 mesi. Ci potremmo aspettare un ulteriore ritorno sotto il soprastante vortice, ma nulla più, a meno che il vortice venga violato e violentato celermente al rialzo.

Di seguito, si possono vedere i grafici con vortici negativi attualmente in formazione sui mercati più deboli e con possibili proiezioni ribassiste.

 

 

 

                                                                                  

 

 

Sull’indice tedesco rileviamo invece, al contrario, un sottostante VORTICE positivo di significativa importanza tale da far divergere ulteriormente, la tendenza rialzista di questo mercato dalla attuale tendenza ribassista dei mercati europei più deboli: Spagna ed Italia.

Non è detto che anche il mercato tedesco non possa scendere in seguito, ma vista l’ attuale positività, ci vorrà del tempo prima che questo accada, in quanto il VORTICE positivo in essere dovrà eventualmente, prima sciogliersi, dipanarsi e far si che tutte le medie ritornino nell’ordine, con il Dax che potrebbe, nel frattempo, avvicinarsi ancor più verso i massimi assoluti.

 

Ci possiamo rendere meglio conto della straordinaria ampiezza della forbice in atto tra la borsa tedesca e la borsa italiana guardando la forbice divergente sul grafico che segue.

Una sorta di travaso di fiducia dai paesi più deboli al paese più forte!

Da tutti questi VORTICI, attualmente in essere ed in formazione sui vari indici, il lettore può veramente capire e farsi una significativa idea, strada facendo, della efficacia di questo strumento. Il lettore potrà in seguito toccare con mano, verificando l’andamento delle varie tendenze future e sentenziare così il grado di attendibilità, di affidabilità e di efficacia dei VORTICI attualmente in formazione sui grafici di diversi indici azionari.

Ai posteri la non difficile sentenza !

Si può vedere di seguito il grafico sul DAX datato dicembre 2010 con vortice rialzista in formazione e poi il dipanarsi di questo qualche mese più tardi nell’ aprile 2011, quasi a voler dire: “ adesso potrei essere pronto per scendere” sebbene l’energia positiva del vortice positivo sottostante ancora in essere potrebbe spingere l’indice tedesco verso i precedenti massimi assoluti. Ed ancora risulta evidente il potenziale ed imponente testa e spalle ribassista sul Dow Jones rilevato sempre nell'aprile 2011 e che potrebbe confermarsi e rivelarsi tale solamente con la rottura della neck-line passante ben al di sotto degli attuali livelli e più precisamente intorno a quota 6000. Al contrario la rottura decisa dei precedenti massimi intorno a quota 14500 darebbe al contrario ulteriore slancio positivo al mercato azionario USA ed in tal caso i due minimi sulla neck line farebbero propendere per un colossale doppio minimo del grande flag decennale per una continuazione del rialzo. Testa e spalle ribassista sotto area 6000 e flag di continuazione del rialzo sopra area 15000, questa la situazione tecnica sul vecchio Dow.    Ai posteri …. !         

    A seguire vedi grafici rappresentativi :

                                                                               

                                                                            

                                                                               

Prima di chiudere definitivamente il libro mi è sembrato interessante proporre il grafico datato 16.06.2011 e riguardante l’andamento del nostro indice di borsa, FTSEmib. Nell’ultimo mese si nota chiaramente la formazione di un VORTICE decisamente negativo sovrastante l’ indice, con le medie lunghe che tagliano al ribasso le medie più corte e con l’indice che si trova nella sottostante scomodissima posizione rispetto al vortice stesso.  Appare evidente che in un ipotetico ritorno sotto le medie che compongono il vortice, l’indice si troverebbe a scontrarsi dapprima con le medie più lunghe che scendono, prima di affrontare le medie più corte, riproponendo il caso del ciclista che trova sulla sua strada, prima il muro verticale e poi la discesa. Tutto quanto sta a significare che, in base alla teoria dei vortici, l’indice potrebbe tentare una ipotetica risalita, ma in tal caso risulterebbe poi respinto dalla forza negativa repulsiva del vortice, con una susseguente continuazione della tendenza ribassista, la quale potrebbe prendere adesso e con più decisione la via del ribasso, verso ed oltre i precedenti minimi. In effetti la catena dei vortici negativi soprastante l’ultimo trend laterale della Borsa italiana negli ultimi mesi, confermata dal più evidente vortice negativo attualmente in formazione, oltre che dal rintracciamento non superiore al 38% del precedente ribasso, fa propendere a definire la fase laterale degli ultimi mesi, come robusta fase di distribuzione che prelude all’inizio di quella onda C molto negativa e che scaturisce e prende origine dall’estrema debolezza di onda B e dal grave fallimento di onda 5 nel superare onda 3 nel 2007. Il quadro tecnico che ne vien fuori per i prossimi anni è drasticamente negativo! 

       Detta situazione potenzialmente negativa è riassunta nei grafici di cui a seguito.

                                                                               

 Capitolo 6

 

Conclusione 

PREVISIONI,  INVERSIONI e TRUFFE

Con le analisi appena fatte, con la notizia di alcuni giorni fa che Bin Laden è stato ucciso e, con le  TV che riproponevano la caduta delle torri gemelle “frananti”, senza che alcuno, ancora una volta, si chiedesse o si ponesse la domanda del tipo: “ ma chi diavolo le avrà minate ?”, dal momento che si vedono cadere giù come frù-frù, chiudo definitivamente anche il libro, lasciando in essere tanti interrogativi ed un futuro a tinte fosche o comunque in grigio scuro. Forse la risposta ci viene ancora da John Kenneth Galbraith, quando in uno dei suoi ultimi libri, se non  proprio l’ultimo, ebbe a definire questo mondo in modo critico e non certo benevolo: “ il mondo della truffa”:

 Dice Galbraith “ Nella vita reale non è la realtà a comandare, ma la moda del momento e l’interesse pecuniaro. La civiltà umana, come viene chiamata, è un’ alta torre bianca che celebra il progresso umano, ma con la cima nascosta da una grande nube nera. Il progresso umano è da sempre sormontato da ingiustizie, crudeltà e morte inimmaginabili.”     

Nella presentazione del suo libro “L’economia della truffa”, edito nel 2004, si legge altresì: “una grande nube nera in cui l’uomo distorce a suo piacimento la verità, dando vita a miti e leggende: la speculazione come forma d’ ingegno, l’ economia di libero mercato come antidoto ai mali del mondo, la guerra come strumento di democrazia”.

John K. Galbraith ci lascia nel 2006 e questa sua saggia definizione della civiltà umana è a distanza di pochi anni ancor più reale e veritiera, in una situazione in cui i popoli nord africani stanno lottando e combattendo la loro guerra nell’intento di cacciare il tiranno, ma alfine anche per cacciare coloro che per appropriarsi delle loro ricchezze usano la guerra come “strumento di democrazia”.

Seconda ed ultima CONCLUSIONE

Un sistema economico finanziario è comandato da regole naturali, al pari di quelle regole che comandano la salute del corpo umano o la crescita di una pianta. Come per il corpo umano e per la pianta, anche per un sistema economico finanziario, queste regole sono insite nella natura, in un ordine precostituito. Talvolta l’uomo cerca di cambiarle per perseguire un suo interesse, ad esempio stampando oltremodo moneta, oppure creando vuote scatole cinesi, oppure occultando debiti societari.

Inizialmente l’uomo pensa sempre di averla fatta franca, perché il sistema economico finanziario, come il corpo umano che si sottopone ad una dieta sbagliata, non reagisce negativamente da subito, ma nel tempo.  E così tutto ciò che è contro natura va ad impigliarsi nelle reti di quell’ordine naturale precostituito al quale non si può venire meno.

Nel tempo, distorsioni e malesseri sono destinati a non essere digeriti dal sistema ed a venire sempre a galla, sempre e comunque.

Per quanto premesso e per altro, alcuni mercati più deboli, ma poi anche quelli più resistenti alla speculazione, come il mercato USA, potrebbero essere in procinto di vivere una fase che l'uomo non ha ancora vissuto nella sua storia, in quanto questa fase potrebbe costituire la fase correttiva ABC del grande super ciclo degli ultimi 120 anni. Se così fosse l'uomo potrebbe non avere alcuna esperienza e non essere preparato pertanto nel vivere e nell’ affrontare con successo questa fase proprio per il fatto che, fino ad oggi ha vissuto solo la parte impulsiva rialzista 1.2.3.4.5 secolare dei mercati finanziari moderni e più evoluti e non l’ultima fase correttiva ABC. Potremmo essere adesso proprio all’ inizio di questa fase inedita ABC di correzione epocale con probabile durata ultra trentennale se rapportata alla durata delle prime cinque onde della fase rialzista secolare. Come abbiamo visto ed analizzato in precedenza, se prendiamo a modello l’andamento dell’indice americano Dow Jones del secolo XX ed applichiamo ad esso le varie teorie dei cicli e delle onde di ELLIOT possiamo desumere che il ribasso che ci aspetta potrebbe essere profondo e prolungato nel tempo. Oggi potremmo essere forse solo all’inizio di questa fase. Il nostro indice, ancor più debole, con un attuale rintracciamento che non supera il 38% del precedente ribasso ed a seguito di una ulteriore e definitiva rottura negativa anche di quota 20000 potrebbe andare a toccare in maniera più rapida ed impulsiva, minimi ancora più profondi dei precedenti se non dovesse mettere in atto a breve una pronta e repentina reazione positiva, di cui non si ha al momento alcun segnale. Non ci resta che attendere lo svolgimento delle varie fasi, con la consapevolezza che la digestione di un secolo di tendenza rialzista potrebbe voler comportare una fase di correzione, sebbene tra più bassi che alti, della durata di almeno un terzo della precedente fase rialzista. Se così fosse, auguro lunga vita al sottoscritto affinché possa vederne la conclusione, nonché accortezza, capacità ed efficienza ai traders più giovani, affinché possano sfruttare al meglio le varie onde che nel tempo si succederanno con una accorta operatività, servendosi di quegli strumenti che  l’analisi tecnica ci mette gratuitamente a disposizione e che dovranno e dovremmo saper usare con tanta preparazione ed abilità, dal momento che l’analisi tecnica, non solo ci mette potenzialmente al riparo dai pericoli di fasi difficili e negative come quella a venire, ma ci mette anche nella posizione di poterne trarre ampio profitto. I VORTICI rappresentano oggi uno ulteriore strumento che si aggiunge a quelli già conosciuti per analizzare i mercati finanziari. Grazie a questo mio lavoro, oggi possono essere inseriti nei libri di analisi tecnica, come un ulteriore, efficace, significativo e convincente strumento per aiutare l’analista tecnico a trarre il massimo profitto dall’investimento finanziario. Ciò che i grandi avevano detto, ma ciò che nemmeno i grandi sanno, adesso è stato definitivamente divulgato, con la consapevolezza che, se anche avessi errato, in questo libro, le previsioni di tendenza futura dei vari mercati trattati, o del mondo finanziario più in generale, ci resterebbe sempre e comunque l’analisi tecnica come strumento per rimediare ai nostri errori di previsione individuando nel più breve tempo possibile quella inversione di tendenza contraria alle nostre previsioni che ci rimetterebbe sulla giusta strada. La tempestiva individuazione del punto di inversione di tendenza rappresenta in conclusione l’obbiettivo principe che l’analista tecnico si pone per una conseguente e proficua operatività e nello stesso tempo costituisce il rimedio a possibili errori previsionali. In sintesi, se le previsioni risultassero errate, ma risultasse giusta l’operatività, la sostanza operativa non cambierebbe.

Mentre le previsioni rappresentano un divertente corollario alla operatività e non costituiscono elemento essenziale e necessario per un buon risultato operativo, rappresentando solo una utile traccia analitica e niente più, il punto di inversione di tendenza deve essere invece tempestivamente individuato per far si che il portafoglio cresca e per dimostrare la bontà e l’efficacia di un sistema operativo fatto ad arte con quegli strumenti e con quelle regole che l’analisi tecnica ci mette gratuitamente a disposizione. Alla fine, è l’entità del risultato operativo ciò che realmente conta ! Il  grado di abilità di un analista tecnico dipende essenzialmente dall’entità del profitto che riesce a tirar fuori dalla sua operatività e non certo dalle previsioni, le quali, se pur erroneamente formulate potrebbe comunque essere riviste e corrette attraverso una tempestiva individuazione di una ipotetica inversione di tendenza di quel particolare fenomeno che si vuole analizzare e sul quale si intende profittevolmente investire.

John Kenneth Galbraith dava addirittura per scontato l’impossibilità di prevedere le performance future dell’economia e il momento in cui si passa dall’ espansione alla recessione o depressione e  sosteneva che, per avere una base solida, le previsioni dovrebbero tener conto dei cambiamenti di politica dei governi, dell’aleatorietà dei comportamenti di singoli ed aziende ed in scala ancor più ampia delle incognite della pace e della guerra.

Tutte variabili suscettibili di combinazioni praticamente infinite. Proseguiva dicendo che nonostante ciò il mondo finanziario continua ad ospitare una comunità numerosa, che si occupa di formulare previsioni dell’imprevisto e dell’imprevedibile, attiva e ben pagata, ma che vive di una irrimediabile, ma apparentemente sofisticata ignoranza. Solitamente ciò che viene previsto è ciò che altri desiderano sentirsi dire, perché dalla previsione pensano di ricavarne profitti od altri vantaggi e così speranza e bisogno occultano la realtà. Accade così che nei mercati finanziari, l’errore sia rispettato e perfino osannato, al punto che l’errore condiviso assume un ruolo ben difeso.

 

Lo ribadisco ancora,” diceva Galbraith, “coloro che sono assunti, o si auto assumono, per prevedere le future performance di una industria o di una società, a causa dell’ influenza imprevedibile, ma determinante dell’intero processo economico, non ne sanno niente, e per di più non sanno di saperne niente.”

 

Tutto questo ci porta a concludere che il ruolo dell’ analisi tecnica, attraverso lo strumento grafico, assume una importanza strategica ancor più rilevante nel tentativo di individuare nel modo più tempestivo il punto di inversione di tendenza di un fenomeno con l’ obbiettivo di ricavare il massimo profitto dagli investimenti finanziari e che la formulazione delle previsioni altro non è che un suo divertente corollario, non costituendo un elemento essenziale e necessario, ma solo una utile traccia analitica di confronto e niente più.

 

AVVISO: le indicazioni di analisi tecnica e di previsione contenute in questo libro possono essere errate e non rappresentano in alcun modo un invito all’investimento. Chi segue le analisi e le previsioni contenute in questo libro lo fa cosciente di tutti i rischi che corre e se ne assume la totale responsabilità.

   Ringrazio Banca IWBANK www.iwbank.it  dalle cui piattaforme ho attinto parte dei grafici contenuti in queste pagine e WIKIPEDIA  www.wikipedia.it per le diverse notizie, aneddoti e figure di cui mi sono avvalso per arricchire questo mio lavoro.  Ringrazio DIEMMESTUDIO  www.diemmestudio.com di Davide Monaco per il grafico del “Ciclo emozionale”. Ringrazio John Kenneth Galbraith per i cenni rilevati dai suoi preziosi libri.

Ringrazio chiunque altro io possa aver dimenticato ed in tal caso me ne scuso.

Il paradosso

 

   “ La Borsa è quello strumento per il quale il mondo si muoverebbe più lentamente se solo non se ne servisse,  

 

ma è anche quello strumento per il quale il mondo rischierebbe di fermarsi se tutti lo sapessero usare con profitto …

 

La Borsa è anche il termometro per cui, da una attenta lettura e da una giusta interpretazione degli strumenti che l’analisi tecnica ci mette a disposizione, possiamo desumere che, al culmine del progresso tecnologico, l’uomo potrebbe trovarsi adesso, davanti ad una nuova fase della sua esistenza, così negativa e senza precedenti, tale da farsi trovare sprovvisto dei necessari strumenti e della sufficiente esperienza per poterla affrontare con successo, senza per altro saperne pronosticare la fine se non in termini generazionali.

 

   Pietro Campanelli

 agenzialariviera@yahoo.it

 “Vorrei informare il lettore che gli introiti di questo libro saranno devoluti alle associazioni  dei genitori dei bambini ricoverati in ospedali oncologici.  
Un genitore su quindici perde il lavoro per il solo fatto di dover stare accanto al proprio bambino”.

La storia della Borsa e della finanza che vi ho raccontato e le mie analisi di previsione che in questo libro vi ho esposto, scaturiscono da mie profonde riflessioni e da venticinque anni di esperienza analitica ed operativa, fatta di studi, di test e di ricerche, oltre che da una mia estesa operatività su tutti gli strumenti finanziari che oggi si conoscono, nessuno escluso.

Mi auguro che questa mia esposizione possa aver rappresentato per i lettori occasione di arricchimento culturale ed ulteriore presa di coscienza del rischio che si corre investendo in Borsa senza le opportune conoscenze tecniche ed analitiche.

Dopo questa mia prima edizione è mio intendimento uscire con altre edizioni al fine di arricchire il mio lavoro attingendo a fatti, notizie ed analisi finanziarie e comportamentali di un mondo straordinario, fantastico ed avvincente dove concorrono e si intrecciano molteplici  aspetti e discipline come la psicologia, la fisica, la matematica, la filosofia, la statistica, l’astrologia, la religione,  dal punto di vista culturale e ... la stupidità, la presunzione, l'intelligenza e la furbizia, dal lato operativo.

Sta a noi uscirne vincitori e protagonisti servendoci degli idonei ed appropriati strumenti che l'analisi tecnica e la cultura  ci mettono insieme a disposizione per una più remunerativa operatività.

 

 “Vorrei informare il lettore che gli introiti di questo libro saranno devoluti alle associazioni dei genitori dei bambini ricoverati in ospedali oncologici.  
Un genitore su quindici perde il lavoro per il solo fatto di dover stare accanto al proprio bambino”.

Prezzo € 13,00   -   Vaglia postale intestato a Campanelli Pietro via Firenze 15, 57023 Cecina Mare LI   -  Causale : "associazioni genitori di bambini ricoverati in ospedali oncologici"